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Armando, un papà speciale

Armando, un papà speciale

Avere un marito con una disabilità acquisita non è facile. Lo sa bene Maria, moglie del nostro ospite Armando, arrivato in Sacra Famiglia dopo lunghe peregrinazioni da un ospedale all’altro. «Mi sono chiesta tante volte cosa volesse dire questa esperienza, che significato ha», dice Maria, «poi ho capito che tutti i miei sforzi non mi portavano fuori dal tunnel né a rispondere alla domanda “perché a me?”. La risposta non ce l’ho».

Maria però non si è persa d’animo. Determinata e instancabile, lei e i suoi figli sono sempre pronti ad assistere Armando, e di fronte alle difficoltà non si tirano indietro, perché è stato Armando stesso a insegnare a tutta la famiglia che, quando qualcuno ha bisogno, lo si può e lo si deve aiutare con un sorriso, senza chiedere nulla in cambio, poiché il piacere deriva dall’essere utile.

Una vita come operaio marmista, così bravo da riuscire ad arrivare a lavorare alla Veneranda Fabbrica del Duomo, Armando a un certo punto si ammala gravemente e oggi vive all’Unità Santa Teresina. Ha bisogno di assistenza continua, in tutte le attività quotidiane e, pur con stimoli di ogni tipo, non sempre riesce a reagire, tuttavia “c’è”, e a suo modo regala alla famiglia e agli operatori qualche espressione facciale, sorrisi e anche arrabbiature sincere e liberatorie, non meno importanti. Ogni segnale, ogni forma di espressione va valorizzata, «ci accontentiamo, in un mondo che non si accontenta più», come dice Maria.

Ed è proprio lei che, dopo aver ricevuto supporto dalla psicologa e dal resto del gruppo di lavoro del Santa Teresina, oggi ha raggiunto una maggiore consapevolezza delle condizioni del marito, e diventa ogni giorno più forte nell’affrontare la vita per il bene suo, di Armando e dei suoi figli.

Educatore: Rocco Mastrolonardo

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Il supporto delle fotografie nell’Alzheimer

Il supporto delle fotografie nell’Alzheimer

Oggi vi raccontiamo alcune attività da fare con il vostro caro attraverso l’uso delle fotografie.

L’attività in questione ha una duplice funzione:

  • Svago, cioè di passare un po’ di tempo insieme al vostro familiare
  • Aiutare a stimolare la memoria e le funzioni cognitive

 

Cosa fare:

  • Come prima cosa raccogliete delle fotografie, alcune vecchie, altre più recenti che ritraggono il vostro caro con familiari, parenti, amici o in momenti significativi della sua vita.
  • Guardandole una alla volta cercate in modo tranquillo di sollecitare nel vostro familiare una narrazione libera.
  • Un altro esercizio consigliato è quello di riordinare insieme le fotografie in ordine cronologico e di creare insieme un album personale da utilizzare più volte per sviluppare la memoria autobiografica.

 

Infine un’attività piacevole da fare insieme a lui è fargli scegliere le foto a cui è più affezionato e riporle in una scatola o in un contenitore di suo gradimento, in modo che possa accedervi ogni volta che ne senta la necessità.

Guarda il video:

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Ritratti di donne speciali

Ritratti di donne speciali

In occasione della festa della donna oggi vi raccontiamo Il “martedì delle donne” al Centro Diurno Psichiatrico Il Camaleonte.

La stanza è pronta: un tavolino con specchio, barattoli di crema, una vaschetta con l’acqua per la manicure; accanto, su un carrellino, fanno bella mostra di sé decine di smalti, dischetti di cotone, spazzole, candele profumate… sembra di essere in un vero istituto di bellezza, e in effetti tre bellezze sono già pronte per partecipare a “Tocco di benessere”, il momento settimanale dedicato alla cura del sé, all’estetica, al miglioramento della propria immagine.

Natascia, Adele, Daniela ed Elena sono ospiti del Centro Diurno Il Camaleonte, che accoglie persone con disturbi psichiatrici e disabilità intellettiva medio-lieve, e oggi sono le protagoniste di questa attività, che nasce per creare uno spazio di discussione libera e aperta su tematiche legate al corpo, all’immagine di sé, alla salute e all’amore.

Perché sole donne? Nessuna discriminazione, semplicemente l’intenzione è quella di favorire un clima di confidenziale condivisione e confronto.

Ogni appuntamento, a cui partecipano la psicologa e psicoterapeuta Melissa Cozzi, l’educatrice Antonella Cavallaro e la OSS Enmy Perez, si lega al precedente in un percorso di 14 incontri con l’obiettivo di rinforzare l’importanza del prendersi cura di sé, aumentando consapevolezza e benessere psicofisico. Il laboratorio fa parte infatti del percorso riabilitativo che ciascuna di loro segue. «Prima eravamo noi ad aiutarle a mettersi lo smalto o la crema, adesso è arrivato il momento che siano autonome in questa attività», osserva Melissa Cozzi, «riconoscendosi efficaci nel prendersi cura di sé dal punto di vista estetico e della femminilità».

Il “martedì delle donne” è anche un momento prezioso per raccontare il senso più profondo della cura di sé e della relazione con se stesse e con gli altri, imparando a raccontare alle compagne come ci si sente, le proprie paure, i desideri e i modi in cui si percepisce il proprio corpo.

L’obiettivo del progetto è quello di dare la possibilità a ciascuna di essere artefice della propria immagine, insegnando loro quanto questo sia un valido esercizio per autostima e la valorizzazione del sè.

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Viva Artù e la Pet Therapy

Viva Artù e la Pet therapy! 

Il cane che vedete nella foto si chiama Artù ed è un bellissi­mo pastore bergamasco che anima, insieme ad altri animali, il laboratorio di Pet Therapy che si svolge nella sede di Settimo Milanese e a cui partecipano una decina di ospiti con Alzheimer e demenza.

Il giorno in cui è stata scattata questa foto, però, il signor Gianni (in carrozzina) non aveva nessuna intenzione di partecipare al gruppo e se ne stava in disparte, sul balcone. Un comportamento che non piaceva affatto ad Artù, che per istinto è portato a «tenere unito il gruppo». Per questo il cane cercava in tutti i modi di riportarlo dentro; magari ci riusciva per cinque minuti, ma poi Gianni tornava sul balcone. Finché, dopo, l’ennesimo tentativo, la “pecorella smar­rita” si è arresa, e Gianni è sbottato in dialetto bresciano: «Va bene, va bene, vengo!».

«Si è riunito al laboratorio ed è anche ri­uscito a esprimersi, raccontando di sé», spiega l’educatrice Clau­dia Oldani. «Una cosa straordinaria, perché di solito è taciturno e riservato. Un traguardo per lui e una grande soddisfazione per noi, come accade ogni volta che riusciamo ad aprire una porta in più per comunicare con gli ospiti».

Un ringraziamento speciale fondazione comunitaria nord Milano

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“Parole fuori Logo”, la riabilitazione va a scuola

“Parole fuori Logo”, la riabilitazione va a scuola

La Riabilitazione è un processo nel corso del quale si porta una persona con una difficoltà/disabilità a raggiungere il miglior livello di autonomia possibile sul piano fisico, funzionale, sociale, intellettivo e relazionale, con la minor restrizione delle sue scelte operative, pur nei limiti della sua menomazione.

Secondo l’OMS, la riabilitazione comprende sostanzialmente la messa in pratica di tutte le misure che sono atte ad evitare o ridurre le conseguenze di malattie o incidenti sulle capacità funzionali individuali e sulla partecipazione sociale, culturale e professionale.

Esistono molte forme di riabilitazione che si basano sull’utilizzo di tecniche, strumenti il cui fine ultimo è portare la persona alla maggior autonomia possibile per una sua integrazione nella società.

C’è anche da sottolineare che la nostra società, non è ancora pronta ad accettare la disabilità, purtroppo in Italia partendo dalle scuole a tutti i luoghi di lavoro e di aggregazione non esiste la cultura della disabilità, il disabile viene comunque visto come diverso.

In Fondazione Sacra Famiglia i Servizi Riabilitativi si occupano di Riabilitazione neuro motoria, ortopedica rivolta agli adulti e all’età evolutiva, di Riabilitazione logopedica rivolta all’età evolutiva, di Riabilitazione psicomotoria rivolta all’età evolutiva, dopo la pandemia che ci ha colpiti nel 2020 si è pensato di ampliare la nostra offerta riabilitativa portando la Riabilitazione, fuori dal perimetro canonico di Fondazione, portandola nelle scuole con il progetto “Parole fuori Logo”.

Il progetto è partito nel 2022 coinvolgendo alcune scuole dell’hinterland con una logopedista ad oggi le logopediste impegnate in questo progetto sono 3 con in carico 22 minori.

Un ringraziamento speciale al partner @fondazionemediolanum 📘.

Contenuto a cura del Responsabile Servizi Riabilitativi

 

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Nient’altro che la vita Centro Diurno San Francesco

Nient’altro che la vita al Centro Diurno San Francesco

A VOLTE LA FRAGILITÀ È GRANDE. MA LA FORZA DI PIÙ. Simone non vede, non parla e non cammina. Ma ha sempre voluto “esserci”. La mamma Daniela: «Siamo in tanti ad avergli detto di sì». Compresa Sacra Famiglia…

Daniela ha una forza incredibile. E non è un aggettivo trito e ritrito, nel suo caso. Ma anche lei si incrina quando i ricordi risalgono a quella notte di 23 anni fa, quando invece di dormire fissava il telefono in attesa della telefonata dalla Neonatologia dell’ospedale di Monza. I medici le avevano promesso di avvisarla non appena il suo piccolo (piccolissimo, appena 700 grammi di peso) Simone avrebbe cessato di vivere. Nato dopo una lunga sofferenza fetale e un arresto cardiaco in sala parto, rianimato più volte, privato della vista da una retinopatia, piegato da una grave insufficienza renale, «sottoporlo a dialisi sarebbe stato accanimento terapeutico», spiega Daniela, che di cognome fa Ferraro, ha 49 anni, altri due figli grandi e lavora come educatrice in Sacra Famiglia, sede di Settimo Milanese

Quella telefonata non arriverà mai. «Simone ha dimostrato un attaccamento alla vita che ha sorpreso tutti», ricorda la mamma tra le lacrime (e sarà la prima volta che si commuove durante la nostra conversazione: Daniela sorride sempre, non solo con la bocca ma anche con gli occhi). «Sarebbe stato più facile mollare, invece si è attaccato. A quel punto la sua forza è diventata anche la mia: non potevo sperare altro, per lui, che la vita».

san francesco sacra famiglia

«Ho iniziato a godere delle cose, grandi e piccole, che potevano succedere». A partire dalle terapie, che il piccolo Simone inizia subito a casa e in un Centro specializzato, per arrivare alla Scuola dell’Infanzia, che frequenta con gioia per ben sei anni, circondato dalle attenzioni di maestre e compagni. Dopo la Materna, un doppio salto: al Cen­tro Diurno S. Maria Bambina di Sacra Famiglia la mattina, e nel pomerig­gio alle elementari, alla primaria Alessandrini di Cesano Boscone, dove sta con i compagni e condivide con loro la palestra, il giardino, l’ascolto della musica o delle favole… A portarlo ovunque è la mamma, che da su­bito mette in campo tutte le proprie competenze per facilitare l’incontro con il figlio da parte degli altri bambini. «Ho chiesto di incontrarli e ho raccontato loro la storia di Simone», spiega, «sottolineando che siamo tutti diversi e uguali insieme. Hanno sommerso me di domande, e lui di attenzioni e affetto. Quando è uscito, dopo cinque anni, ero certa che avesse contribuito a creare attorno a sé un pezzetto di mondo più accogliente e disponibile».

Oggi Simone frequenta il Centro Diurno San Francesco, che accoglie giovani e adulti con disabilità anche serie, come la sua, o disturbi del comportamento. Un unicum (o quasi) nel panorama di queste strutture, che nor­malmente sono rivolte a un’utenza più autonoma. «È una grazia che ci siano Centri di questo livello, non è scontato», conferma Daniela mentre guarda sorridendo Simone e interpreta senza difficoltà ogni vocalizzo, ogni espressione di soddisfazione o fastidio.

«È un ragazzo attento, riconosce perso­ne e situazioni, anche se non sappiamo esattamente quanto le comprenda», racconta. «Gli piace il profumo di casa, ama i rumori forti e la voce di suo fratello Emanuele, che ha 18 anni. È sereno. Adora farsi portare in giro in macchina dalla so­rella Alessandra, che ne ha 27». Due fratelli speciali e una mamma super che affronta la vita come un leone (ma senza mai mordere), e un papà che rimane presente. Sì, se Simone ha scelto la vita, anche la vita ha scelto lui, donandogli una famiglia di «ambasciatori di normalità».

Come quella volta che Emanuele, in pizzeria, incontrò per caso un suo compagno di scuola. «Ma che cos’ha tuo fratello?», gli chiese l’altro, fissando Simone un po’ basito. Lì per lì Emanuele non rispose, poi si girò verso la mamma e disse: «Come che cos’ha?».

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Il supporto della musica nell’Alzheimer

Il supporto della musica nell’Alzheimer

La musica è un importantissimo strumento per la persona con Alzheimer. Le note musicali hanno infatti la funzione di rilassare e coinvolgere il nostro caro.

 

Ecco alcuni suggerimenti per utilizzarla nel modo corretto:

  • Scegliere la colonna sonora giusta immedesimandosi nel proprio caro: che musica gli piaceva?
  • Scegliere delle canzoni che possano essere collocabili a livello temporale o in periodi particolarmente significativi della sua vita
  • Non selezionare la musica sui propri gusti.
  • Non scegliere canzoni particolarmente moderne, ma canzoni che il proprio caro era solito ascoltare

 

I benefici sono comprovati e sostenuti da ricerche e dalla letteratura. I principali sono i seguenti:

1) Ascoltare la musica induce il rilassamento, può ridurre gli stati ansiosi e contenere i disordini comportamentali

2) La musica emoziona. Da vita a ricordi e sensazioni emotive che portano la persona ad agganciarsi alla realtà (anche se nel passato).

3) La musica è un importante strumento comunicativo e di condivisione con il nostro caro

4) Musica come strumento di attivazione: si può cantare insieme, tenere il ritmo battendo le mani. E’ uno strumento per coinvolgere e attivare.

 

Hai bisogno di aiuto? Scrivici ora!

Guarda il video completo!

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Il “dopo di noi”: La storia di Ottavio e Chicco

Il “dopo di noi”: La storia di Ottavio e Chicco

“Una struttura come la Sacra Famiglia, mi ha subito sollevato il cuore e permesso di alleviare la preoccupazione per il futuro di mio figlio”. Ecco il bellissimo ricordo del signor Ottavio, il papà di Chicco.

Claudio, per tutti Chicco, è nato a dicembre del 1961. Tutti lo chiamavano Chicco perché era molto piccolo (a un anno pesava soltanto 3,5kg).

Papà Ottavio e sua moglie si rivolsero a ospedali e specialisti per circa un anno fino all’incontro con il Professor Puscè che fece una diagnosi chiara e puntuale: “Vostro figlio è ipotiroideo”. Diede a Claudio delle pastiglie da prendere e volle rivederlo dopo poche settimane. Grazie alla terapia il bambino iniziò a crescere, ma il Professore da subito chiarì che “il ragazzo sarà recuperato fisicamente, ma mentalmente purtroppo sarà impossibile”…

Guarda il video con la storia completa!

Con questa intervista vogliamo ricordare il Signor Ottavio, un uomo davvero speciale.

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Disturbi del linguaggio? Difficoltà di pronuncia?

Disturbi del linguaggio? Difficoltà di pronuncia?

Nasce una nuova opportunità in Sacra Famiglia: una valutazione ortodontica per i bambini con problemi di mal posizionamento della lingua con associati disturbo di linguaggio e difficoltà di pronuncia di alcuni suoni. Ai nostri specialisti, Neuropsichiatra Infantile e logopedisti, si affiancano anche i Dentisti, e nello specifico una Specialista in Ortodonzia per approfittare della fase di crescita e modulare opportunamente lo sviluppo delle ossa, migliorando respirazione, pronuncia e corretta postura linguale.

Intercettare precocemente disturbi della masticazione, deglutizione e fonazione e allestire i giusti percorsi terapeutici in fase di crescita consente azioni che da adulto non sono risolvibili, se non con una certa invasività.

Prevenire è essenziale!

Contattaci: 0245677414

 

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NAIDE, NESSUNO È “IMPOSSIBILE”

NAIDE, NESSUNO È «IMPOSSIBILE»

Aggressiva con sé stessa e (soprattutto) con gli altri, si era fatta la fama di inavvicinabile, rischiando di rimanere isolata. Ma la tenacia degli operatori di Sacra Famiglia ha saputo intercettare quello che nascondeva e “tirare fuori” la vera Naide. Che oggi sorride. E riesce perfino a ballare!

 

È il 2007, e Naide ha 11 anni quando la sua famiglia chiede un aiuto alla Fondazione. A casa è un disastro: la bambina è forte e violenta, picchia, aggredisce, morde, si accanisce per fare del male; rabbia, urla e scenate sono all’ordine del giorno, i farmaci non servono a niente. La diagnosi è «disturbo pervasivo dello sviluppo e ritardo mentale grave» con pesanti problemi del comportamento.

 

«Oggi i disturbi gravi del comportamento sono una delle sfide principali per le organizzazioni come la nostra», osserva Michele Restelli,  Direttore Servizi Disabili di Sacra Famiglia. «Una sfida che abbiamo raccolto e che cerchiamo di vincere ogni giorno per dare una possibilità nuova di vita a chi sembra non averne». La prova vivente è lì, in una Naide che oggi, a 26 anni, balla in mezzo agli altri ospiti.

Come ci si è arrivati? «Ci sono voluti anni e un lavoro paziente e personalizzato», precisa l’educatore Tonino Astuto, 45 anni, che la segue presso l’Unità San Riccardo.

“Dire che puntiamo per Naide a una vita normale sembrerà forse eccessivo, ma dobbiamo avere questo obiettivo, insieme possiamo farcela. Abbiamo un sogno: dopo la danza, vorremmo sentirla parlare …

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