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Il futuro delle cure domiciliari: un contributo di Sacra Famiglia

Ne ha parlato Stefania Pozzati, Direttore Sociale Fondazione Sacra Famiglia su LombardiaSociale.it con un contributo sul percorso di riforma che riguarda le cure domiciliari

La riforma della sanità territoriale è a un bivio. Dopo un biennio di grande impegno e adattamento da parte dei Gestori di servizi e delle istituzioni (Regione, ATS, ASST), emerge oggi il bisogno di superare la logica delle singole prestazioni per arrivare a una vera e propria presa in carico integrata del paziente e della sua famiglia a domicilio. Lo sottolinea Stefania Pozzati, direttore sociale di Fondazione Sacra Famiglia, in un recente intervento su Lombardiasociale.it

Secondo Pozzati, il problema risiede nella fragilità spesso complessa, sia sanitaria che sociale, delle persone assistite a casa: le sole cure domiciliari, per quanto fondamentali, non bastano a garantire sicurezza e un’adeguata permanenza dell’anziano nel suo ambiente. È essenziale quindi costruire una rete che non si limiti a segnalazioni, ma crei percorsi di integrazione reali: il sistema sanitario e sociale deve “aprire la porta” delle case in modo efficace, sostenendo le famiglie, altrimenti non si andrà molto lontano dalle mere intenzioni.

A preoccupare, infine, è l’incertezza sulla continuità dei percorsi di cura una volta terminati i fondi del PNRR. Le risorse oggi disponibili hanno permesso di investire, e il numero di persone assistite è cresciuto. Tuttavia, senza la certezza di una continuità, c’è il rischio di vanificare gli sforzi e di lasciare le famiglie senza un supporto essenziale. È quindi urgente, conclude Stefania Pozzati, che la politica definisca orientamenti chiari per la sostenibilità futura, assicurando risorse e strumenti per garantire la continuità dell’assistenza domiciliare.

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“Lo studente competente”, un nuovo servizio per imparare a studiare

“Lo studente competente” è un nuovo servizio qualificato che insegna il giusto metodo di studio ai ragazzi: è l’ultima iniziativa di Sacra Famiglia, rivolta ai bambini e ai giovani che, nonostante l’impegno, non raggiungono la sufficienza o, comunque, affrontano difficoltà sproporzionate.

Se, infatti, pur studiando, i risultati non arrivano è importante chiedersi se non sia un problema di metodo. Se questo è il tuo dubbio, non aspettare, parlane subito con noi: l’estate è il momento ideale per arrivare a settembre e iniziare l’anno col piede giusto!

Chiama la dottoressa Ristuccia per un primo incontro conoscitivo al numero 02 45677-773 o scrivi a: riabilitazione@sacrafamiglia.org

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L’attività fisica adattata funziona: pubblicato uno studio di Sacra Famiglia

Risultati significativi in oltre 200 persone con disabilità grazie al metodo APA, applicato da anni nelle nostre sedi. Lo certifica una ricerca pubblicata su una rivista scientifica internazionale

Oltre 200 persone con disabilità intellettiva, relazionale e psichiatrica, seguite per un anno con un programma personalizzato di attività fisica adattata (APA), hanno mostrato miglioramenti oggettivi nella mobilità e nella qualità della vita. Nessun peggioramento registrato, e miglioramenti anche tra i soggetti con disabilità grave. Sono i dati più significativi emersi da uno studio condotto in Fondazione Sacra Famiglia e da poco pubblicato sulla rivista internazionale Sport Science for Health.

Lo studio, intitolato “Exploring adapted physical activity (APA) for individuals with intellectual and relational disability: findings from an exploratory Italian study”, certifica l’efficacia di un approccio terapeutico che Sacra Famiglia utilizza da anni nei suoi servizi residenziali e diurni: una metodologia di attività fisica adattata costruita su misura per ciascuna persona, grazie a una combinazione flessibile di moduli motori, definiti in base agli obiettivi funzionali individuali.

“Questo riconoscimento scientifico è un traguardo importante per noi, perché dà evidenza oggettiva al lavoro quotidiano che portiamo avanti da tempo. L’attività fisica adattata è un pilastro della nostra proposta di cura, e ora possiamo dire che è anche un intervento validato dalla ricerca”, sottolinea il dottor Gianluca Giardini, Direttore dei Servizi Sanitari di Fondazione Sacra Famiglia, tra gli autori dello studio.

Un approccio scientifico alla disabilità

Il progetto ha coinvolto 199 persone con disabilità intellettiva e relazionale (età media 55,3 anni) e 28 persone con patologie psichiatriche (età media 42 anni), ospiti delle strutture di Cesano Boscone (MI). Tutti hanno partecipato, una volta a settimana per 75 minuti, a sedute condotte da un’équipe multidisciplinare composta da chinesiologi affiancati da educatori professionali.

L’efficacia del programma è stata valutata con test funzionali ripetuti dopo 12 mesi: i risultati mostrano miglioramenti statisticamente significativi nel Chair sit and reach test (nei soggetti con disabilità intellettiva e relazionale) e nel Time up and go test (nei soggetti con patologie psichiatriche). Ma il dato più apprezzabile è che nessun partecipante ha mostrato un peggioramento delle proprie performance motorie.

“Abbiamo voluto misurare concretamente l’impatto delle nostre proposte terapeutiche, perché non basta fare del bene, è fondamentale anche supportare ciò con darti oggettivi. Siamo convinti che questo studio sia un primo passo per sviluppare ulteriormente la ricerca applicata nel campo della disabilità”, afferma ancora Giardini.

Un lavoro corale e un riconoscimento alla professionalità

Lo studio è stato firmato da un team multidisciplinare: oltre al dottor Giardini, per Fondazione gli altri autori sono Iride Ghezzi (coordinatrice del progetto e referente del gruppo “Salute in movimento”), i chinesiologi Stefano Daverio, Daniele Turchi e Mattia Marchesi. Con loro, anche due importanti nomi del mondo accademico come il professor Gianfranco Di Gennaro dell’Università Magna Grecia di Catanzaro, che ha curato l’analisi statistica, e il professor Fabrizio Pregliasco, professore di Igiene generale e applicata e Direttore della Scuola di Specializzazione in Igiene e Medicina Preventiva presso l’università degli studi di Milano, che ha fornito supporto scientifico.

“Voglio ringraziare tutti i colleghi coinvolti, in particolare la dottoressa Ghezzi che guida da anni questo percorso con passione e competenza. Senza il suo lavoro, questo traguardo non sarebbe stato possibile. Questo articolo – conclude Giardini – non rappresenta la fine di un percorso, ma l’inizio di un impegno ancora più forte verso la qualità e la personalizzazione della cura.”

Sacra Famiglia: quando l’innovazione è al servizio delle persone fragili

La pubblicazione su una rivista scientifica internazionale segna un passaggio importante per Sacra Famiglia, che conferma così il proprio ruolo non solo come ente erogatore di servizi sociosanitari, ma anche come soggetto attivo nella ricerca applicata e nell’innovazione terapeutica. Il prossimo obiettivo? Raddoppiare la frequenza dell’attività fisica adattata, per offrire ai beneficiari almeno 150 minuti settimanali di movimento guidato.

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Il Mirtilleto di Don Mirtillo, la grande inaugurazione

È stato ufficialmente inaugurato il Mirtilleto di Don Mirtillo, il progetto agricolo inclusivo di Fondazione Sacra Famiglia realizzato nella sede di Cesano Boscone. La cerimonia si è tenuta domenica 11 maggio 2025; alla presentazione dell’iniziativa sono intervenuti il presidente monsignor Bruno Marinoni, il dottor Gianantonio Bissaro, Segretario della Fondazione Invernizzi, Massimo Grugni, fondatore dell’azienda Agricola La Clementina e Monica Conti, direttrice dei Servizi Innovativi per l’autismo di Sacra Famiglia.

«Sacra Famiglia è un luogo in cui vivono persone in modo stabile, anche per molti anni, quindi il rischio di monotonia può essere reale», ha detto monsignor Bruno Marinoni. «La piccola iniziativa diventa subito un motivo di festa e di gioia. Oltretutto, nella tradizione di Sacra Famiglia ci sono i Laboratori ideati su misura per gli ospiti. Dall’unione di queste due considerazioni è nata l’idea del Mirtilleto».

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Un progetto reso possibile grazie al supporto di due partner, la Fondazione Romeo ed Enrica Invernizzi e l’azienda Agricola La Clementina. Il dottor Gianantonio Bissaro ha spiegato che la Fondazione si occupa di «ricerca scientifica nel campo dell’economia, medicina, alimentazione e scienze agroalimentari». È intervenuto anche Massimo Grugni, che sul Mirtilleto ha detto: «Siamo partiti da un campo incolto e, grazie all’esperienza ventennale a La Clementina, siamo riusciti a realizzare il Mirtilletto. Un lavoro che ha richiesto un grande sforzo, ma che ha portato a un ottimo risultato». Monica Conti ha poi concluso: «Gli obiettivi del progetto sono diversi: la sostenibilità nel tempo, la creazione di momenti d’incontro, di condivisione ed eventi. Inoltre vorremmo creare delle reali opportunità per i nostri ragazzi, per crescere e per imparare un mestiere”.

In sala era presente, attentissimo, il nostro Mirtillo Team, composto da ospiti della comunità La Villetta, del centro diurno psichiatrico Il Camaleonte e del centro diurno Santa Chiara, il primo gruppo di residenti che si metteranno in gioco nel Mirtilleto. I presenti si sono spostati verso la serra, dove si è svolta la cerimonia di inaugurazione vera e propria, preceduta da una benedizione. Poi via libera a una visita guidata tra le piante di mirtilli, dove tutti hanno potuto imparare qualcosa in più sulla coltivazione di questo frutto e sulle sue particolarità. Il pomeriggio si è concluso con un’allegra merenda a base di crostate con confettura di mirtillo e albicocca (ovviamente de La Clementina) e l’immancabile succo di mirtillo.

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Papa Francesco e il “magistero della fragilità”, un insegnamento per tutti

La recente scomparsa di Papa Francesco ha colpito profondamente milioni di persone in tutto il mondo, ma sicuramente ha lasciato un grande vuoto per tutti coloro che vivono una condizione di fragilità a causa di problemi di salute, disabilità o età avanzata. Papa Francesco sarà infatti ricordato anche per aver lasciato un segno indelebile in questo settore, inaugurando un “magistero della fragilità” senza precedenti. Questo insegnamento non solo ha ispirato la Chiesa, ma ha anche portato tutta la società a una maggiore consapevolezza contro la “cultura dello scarto”.

Nel suo messaggio per la Giornata Mondiale della Disabilità del 2022, Papa Francesco aveva parlato chiaramente dell’importanza di accogliere e valorizzare le persone con disabilità, affermando che la loro presenza è un “dono” che può trasformare le realtà in cui viviamo, rendendole più umane e più accoglienti. “Il magistero della fragilità è un carisma del quale voi – sorelle e fratelli con disabilità – potete arricchire la Chiesa: la vostra presenza può contribuire a trasformare le realtà in cui viviamo, rendendole più umane e più accoglienti (…) La felicità è un pane che non si mangia da soli. Quanto la consapevolezza di aver bisogno l’uno dell’altro ci aiuterebbe ad avere relazioni meno ostili con chi ci sta accanto!”

Papa Francesco aveva anche sottolineato che la disabilità non altera la dignità intrinseca di ogni individuo come figlio dell’unico Padre, che ama tutti: “Qualsiasi condizione di disabilità – temporanea, acquisita o permanente – non modifica in alcun modo la nostra natura di figli dell’unico Padre e non altera la nostra dignità. Il Signore ci ama tutti dello stesso amore tenero, paterno e incondizionato”.

Fondazione Sacra Famiglia, già impegnata nella promozione dell’inclusione e del sostegno alle persone con disabilità, farà tesoro dell’insegnamento e del magistero di Papa Francesco per continuare il proprio cammino alla luce delle sue parole. In questo momento di ricordo e gratitudine, invitiamo tutti coloro che sono stati toccati dalla vita e dall’insegnamento di Papa Francesco alla Messa in suffragio che si terrà giovedì 26 alle ore 10.30 nella nostra Chiesa, per commemorarlo e pregare per lui.

Nella foto, Papa Francesco con il nostro ospite Alfredo in piazza San Pietro, in occasione di un pellegrinaggio a Roma

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La musica oltre il Parkinson: la storia di Giancarlo

Da quanto ha scoperto di avere il Parkinson, Giancarlo Di Prisco, 59 anni, vive nella residenza Santa Teresina di Sacra Famiglia. Qui continua a coltivare la sua passione, la musica, anche se ha dovuto imparare un ritmo e un tempo diverso con la tastiera. Della “vita di prima” gli mancano tante cose. Le serate nei club, la sua band “I Bassifondi”, la gente che balla sui tavoli, le feste di matrimonio e, ancora, le corse di notte – dopo l’ennesimo concerto – verso la sua casa al mare, solo per buttare in acqua il gommone e aspettare l’alba pescando.

Nato a Gaggiano (MI), Giancarlo è il secondo di quattro figli maschi. Inizia a suonare il pianoforte a 11 anni, folgorato da una passione che non l’ha più abbandonato. Iscritto all’ITIS, lascia la scuola per diventare musicista nei piano bar della zona; trascinatore nato, presto raduna un gruppo di amici con cui si esibisce nei locali la sera, e di giorno ai banchetti di nozze. Il resto del tempo fa il commesso in un negozio di strumenti musicali e, insomma, vive letteralmente di rock e note. Fino a quando un giorno si accorge di camminare in un modo strano e fa dei controlli. Arriva la diagnosi e Giancarlo racconta: «Mi sono messo a piangere, ma solo perché temevo che mi si fermassero le dita e non potessi più suonare».

Così non è stato, perché nella residenza Santa Teresina di Sacra Famiglia Giancarlo si esercita tutti i giorni al piano e a volte si esibisce anche con gli ex “colleghi” di serate Leonardo e Gianni. Per non parlare delle sessioni di rock-punk con il musicoterapista Stefano Betta. Ogni domenica lo viene a prendere il padre 91enne e lo porta a trovare la madre. «Qui sto bene», racconta Giancarlo, gli educatori sono bravissimi, suono e, insomma, sono vivo. Anche se mi mancano gli amici: pensavo di averne cento, non era così».

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Un caffè speciale? Al “bar” Tiratisù di Cocquio Trevisago

La giornata è partita male? Il “bar” Tiratisù, laboratorio di cucina della sede di Cocquio Trevisago di Sacra Famiglia, è il luogo ideale per ripartire con il piede giusto. Si tratta di un progetto gestito da baristi davvero speciali, pronti ad accogliere i clienti e a fargli tornare il sorriso con un caffè o un dolce. Come fa Gabriele quando, come un vero maestro di sala, accompagna gli avventori nella prima saletta che introduce nel bar vero e proprio. Qui ci sono due postazioni che raccolgono gli ordini, i quali vengono trasmessi ai camerieri e al bancone sottoforma di tessere illustrate. Espressi, fette di torta, brioches. Tutto nel bar Tiratisù è disegnato e fatto su misura, adattato alle caratteristiche di chi ci lavora.

L’idea del Tiratisù è nata dopo la pandemia. Per la sede di Sacra Famiglia di Cocquio Trevisago è stato un punto di ripartenza invece che uno stop. È infatti nato un nuovo approccio alla qualità della vita e alla progettualità individuale. «Abbiamo capito che il nostro lavoro non può limitarsi all’assistenza, ma deve trasformarsi in un’opportunità concreta di crescita e autonomia per gli ospiti», spiega la direttrice di Cocquio, Laura Puddu.

E così si è sviluppato il progetto Tiratisù, un laboratorio di pasticceria e ristorazione “effimero”, cioè attivo una volta alla settimana. Un’idea partita dal desiderio di Marco, uno degli ospiti, che sognava di aprire un servizio di ristorazione. Un progetto che è diventato un vero e proprio percorso professionale. «Abbiamo riformulato l’intuizione e siamo partiti con un laboratorio bar, coinvolgendo subito educatori, coordinatori e operatori, che si sono dimostrati entusiasti e molto collaborativi», racconta Puddu.

E così, da dicembre 2023 ad aprile 2024, il gruppo ha iniziato a proporre le proprie creazioni dolciarie nei comuni limitrofi a Cocquio Trevisago, sfruttando le festività e gli eventi per raccogliere fondi e farsi conoscere. «Non si è trattato solo di offrire biscotti: dietro ogni confezione c’era un lavoro di squadra, fatto di creatività, manualità e voglia di mettersi in gioco», racconta ancora la direttrice.

Il progetto ha coinvolto anche i laboratori di falegnameria e mosaico della sede, che hanno realizzato utensili e insegne con materiali di recupero, oltre a rendere decisamente bello e unico il luogo in cui il laboratorio-bar è allestito, al piano terreno del padiglione Monsignor Pogliani.

Tiratisù è anche un corso formativo per gli ospiti, ai quali viene insegnato a gestire la cassa, preparare il menù e servire ai tavoli. I partecipanti hanno infatti seguito un corso per avvicinarsi il più possibile a diventare baristi veri, ottenendo anche la certificazione HACCP che garantisce la sicurezza igienica degli alimenti e tutela la salute dei consumatori. I baristi e i camerieri firmano anche un registro delle presenze a ogni “inizio e fine turno”, ciò li aiuta a rafforzare la loro autostima. 

Ma perché venire al Tiratisù di Cocquio Trevisago?  Rispondono gli stessi protagonisti: «Perché significa partecipare, vivere un’esperienza, concedersi un momento di pausa e incontro. Serve solo un po’ di pazienza, perché qui il tempo è un valore, non un ostacolo».

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Autismo

Il robot NAO, l’amico dei bambini con autismo

Si chiama robot Nao ed è un umanoide con cui i bimbi con autismo dovrebbero essere facilitati a interagire per svariati motivi, primo tra tutti il fatto che il robot non ha espressioni facciali che di solito mettono in difficoltà le persone autistiche. Il robot Nao verrà introdotto a breve da Sacra Famiglia e messo a disposizione dei piccoli ospiti.  

NAO è alto appena 58 centimetri e fa parte di un progetto realizzato in collaborazione con Politecnico di Milano, Università Bicocca e Università di Firenze (partner di Fondazione per la personalizzazione di Nao). «Vogliamo verificare se l’utilizzo di un dispositivo come questo robot faciliti l’apprendimento di alcune competenze cognitive e la relazione con l’operatore», spiega una delle responsabili del progetto, la psicologa Cecilia Carenzi.

Cecilia Carenzi
La psicologa Cecilia Carenzi

La dottoressa aggiunge: «Non solo: Nao potrebbe promuovere nei bambini la produzione di atti comunicativi, sia parole sia gesti. Per noi sarebbe un traguardo importante». Interagire con un umanoide è infatti un vantaggio per i giovani con funzionamento autistico e Carenzi spiega il motivo: «La tecnologia è “asettica”, per così dire, mentre i volti umani hanno una serie di espressioni, atteggiamenti e comportamenti che devono essere interpretati, cosa che mette in difficoltà le persone autistiche. La relazione con un apparecchio inespressivo risulta più semplice e immediata». Nao lavorerà con bambini nella fascia di età dai 4 ai 10 anni, seguiti dal Counseling per l’Autismo di Sacra Famiglia.

Il robot NAO è un robot umanoide presentato per la prima volta nel 2006 dall’azienda francese Aldebaran Robotics. È dotato di doppie telecamere HD e riconoscimento vocale. Riesce a riconoscere i volti, a rispondere alle domande, cammina e quando cade si rialza da solo. È possibile programmarlo sulla base di diverse esigenze. Inizialmente nato per fare compagnia è stato poi impiegato nell’educazione e riabilitazione dei bambini con autismo. Viene utilizzato nelle scuole e nelle università di oltre 70 paesi del mondo. Per avere maggiori potete chiamare la Segreteria Servizi Autismo al 337 1532313.

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Non solo tunnel carpale: un nuovo ambulatorio per patologie della mano

Tunnel carpale: quando le mani chiedono aiuto
Le nostre mani sono strumenti indispensabili per ogni attività quotidiana: mangiare, scrivere, lavorare. Tuttavia, patologie come il tunnel carpale possono compromettere seriamente la loro funzionalità, causando dolore, formicolii, perdita di forza e disagio crescente.

Per rispondere con efficacia a questi disturbi, Casa di Cura Ambrosiana ha attivato un nuovo servizio specialistico dedicato alla diagnosi e al trattamento delle patologie della mano. L’ambulatorio è guidato dalla Dottoressa Milena Miceli, esperta in chirurgia della mano e in piccola chirurgia ortopedica, e si avvale della collaborazione della Dottoressa Flavia Tripaldi, neurologa, responsabile degli esami neurofisiologici.

«La mano è una struttura complessa e fondamentale. Disturbi o traumi possono risultare molto invalidanti. È importante rivolgersi a specialisti in grado di individuare e trattare correttamente la patologia», spiega la Dottoressa Miceli.

Tunnel carpale: sintomi e diagnosi
Il tunnel carpale è una sindrome da compressione del nervo mediano all’altezza del polso, ed è la patologia più frequente trattata in ambulatorio, soprattutto nelle donne. I sintomi possono essere subdoli: la mano si addormenta, compare dolore notturno, si avverte una riduzione della sensibilità o della forza.

Per arrivare a una diagnosi precisa, la Dottoressa Flavia Tripaldi esegue esami strumentali come l’elettroneurografia (per studiare la conduzione dei nervi) e l’elettromiografia (per valutare la risposta muscolare). Questi esami sono fondamentali per distinguere il tunnel carpale da altre patologie simili e per definire l’approccio terapeutico più adatto.

«Una diagnosi precoce ci consente di intervenire con tempestività e spesso di evitare l’intervento chirurgico», sottolinea la Dottoressa Tripaldi.

Trattamenti e post-operatorio
Quando necessario, l’intervento chirurgico viene eseguito in day hospital, ha una durata di circa dieci minuti e consente la decompressione del nervo. Tuttavia, il decorso post-operatorio richiede attenzione: è necessario evitare sforzi per almeno un mese, anche se la mano non viene immobilizzata completamente.

Altre patologie trattate includono il dito a scatto, risolvibile con infiltrazioni o chirurgia mininvasiva, e le cisti tendinee, che possono essere rimosse chirurgicamente a seconda della posizione e della profondità. Casa di Cura Ambrosiana pone grande attenzione al decorso post-operatorio: i pazienti vengono seguiti in ogni fase del recupero, con indicazioni chiare su come proteggere la ferita, evitare complicazioni e tornare gradualmente alle normali attività. 

Affidati con fiducia a Casa di Cura Ambrosiana. Se accusi formicolii, dolori alle mani, perdita di forza o sensibilità, non rimandare. Una diagnosi precisa può fare la differenza tra un disturbo temporaneo e una patologia cronica. Casa di Cura Ambrosiana ti accompagna con competenza, attenzione e tecnologie all’avanguardia, offrendoti un percorso personalizzato dalla diagnosi alla completa guarigione.

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Un gruppo di giovani volontariNews

Summer green 2025: il nostro volontariato per i giovani

Sei un ragazzo curioso che vuole conoscere altre realtà e vivere un’esperienza di volontariato per i giovani in Fondazione Sacra Famiglia? Allora il Summer Green 2025 è il posto giusto per te! Dal 9 al 27 giugno gli adolescenti potranno trascorrere del tempo a stretto contatto con anziani e disabili. I nostri educatori li guideranno in differenti attività insieme agli ospiti di Sacra Famiglia.

Spazio anche a laboratori (come quello di cucina e quello creativo), feste a tema, attività sportive e giochi all’aperto, sempre insieme agli ospiti e con caratteristiche adatte a tutti. Un’esperienza unica di crescita personale, unita alla possibilità di scoprire un mondo diverso e di creare nuove relazioni. Sono queste le opportunità che Sacra Famiglia propone a chi parteciperà al summer green, che è giunto alla sua undicesima edizione.

Tre settimane durante le quali i ragazzi verranno divisi in gruppi di 3/5 e svolgeranno attività in diversi reparti, sotto la guida esperta degli educatori. Ci saranno poi momenti di confronto tra i volontari per rielaborare l’esperienza, oltre a giochi insieme. I requisiti per partecipare a questo volontariato per i giovani sono essere nati tra il 2006 e il 2010 e avere una grande motivazione a mettersi in gioco.

Per iscriversi (posti limitati) c’è tempo dal 12 al 26 maggio ed è prevista una quota minima pari a 40 euro a settimana, che comprende i buoni pasto e la maglietta.
Gli orari del summer green sono dalle 9.30 alle 15:30: i ragazzi pranzeranno in mensa e nel pomeriggio saranno impegnati in diverse attività.

Per avere informazioni si può scrivere un’email a segreteria.volontariato@sacrafamiglia.org o chiamare lo 02 45 677 566 o scrivere un messaggio su WhatsApp al 3371189237 (dal lunedì al venerdì dalle 9.00 alle 15).

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