Risultati significativi in oltre 200 persone con disabilità grazie al metodo APA, applicato da anni nelle nostre sedi. Lo certifica una ricerca pubblicata su una rivista scientifica internazionale
Oltre 200 persone con disabilità intellettiva, relazionale e psichiatrica, seguite per un anno con un programma personalizzato di attività fisica adattata (APA), hanno mostrato miglioramenti oggettivi nella mobilità e nella qualità della vita. Nessun peggioramento registrato, e miglioramenti anche tra i soggetti con disabilità grave. Sono i dati più significativi emersi da uno studio condotto in Fondazione Sacra Famiglia e da poco pubblicato sulla rivista internazionale Sport Science for Health.
Lo studio, intitolato “Exploring adapted physical activity (APA) for individuals with intellectual and relational disability: findings from an exploratory Italian study”, certifica l’efficacia di un approccio terapeutico che Sacra Famiglia utilizza da anni nei suoi servizi residenziali e diurni: una metodologia di attività fisica adattata costruita su misura per ciascuna persona, grazie a una combinazione flessibile di moduli motori, definiti in base agli obiettivi funzionali individuali.
“Questo riconoscimento scientifico è un traguardo importante per noi, perché dà evidenza oggettiva al lavoro quotidiano che portiamo avanti da tempo. L’attività fisica adattata è un pilastro della nostra proposta di cura, e ora possiamo dire che è anche un intervento validato dalla ricerca”, sottolinea il dottor Gianluca Giardini, Direttore dei Servizi Sanitari di Fondazione Sacra Famiglia, tra gli autori dello studio.
Un approccio scientifico alla disabilità
Il progetto ha coinvolto 199 persone con disabilità intellettiva e relazionale (età media 55,3 anni) e 28 persone con patologie psichiatriche (età media 42 anni), ospiti delle strutture di Cesano Boscone (MI). Tutti hanno partecipato, una volta a settimana per 75 minuti, a sedute condotte da un’équipe multidisciplinare composta da chinesiologi affiancati da educatori professionali.
L’efficacia del programma è stata valutata con test funzionali ripetuti dopo 12 mesi: i risultati mostrano miglioramenti statisticamente significativi nel Chair sit and reach test (nei soggetti con disabilità intellettiva e relazionale) e nel Time up and go test (nei soggetti con patologie psichiatriche). Ma il dato più apprezzabile è che nessun partecipante ha mostrato un peggioramento delle proprie performance motorie.
“Abbiamo voluto misurare concretamente l’impatto delle nostre proposte terapeutiche, perché non basta fare del bene, è fondamentale anche supportare ciò con darti oggettivi. Siamo convinti che questo studio sia un primo passo per sviluppare ulteriormente la ricerca applicata nel campo della disabilità”, afferma ancora Giardini.
Un lavoro corale e un riconoscimento alla professionalità
Lo studio è stato firmato da un team multidisciplinare: oltre al dottor Giardini, per Fondazione gli altri autori sono Iride Ghezzi (coordinatrice del progetto e referente del gruppo “Salute in movimento”), i chinesiologi Stefano Daverio, Daniele Turchi e Mattia Marchesi. Con loro, anche due importanti nomi del mondo accademico come il professor Gianfranco Di Gennaro dell’Università Magna Grecia di Catanzaro, che ha curato l’analisi statistica, e il professor Fabrizio Pregliasco, professore di Igiene generale e applicata e Direttore della Scuola di Specializzazione in Igiene e Medicina Preventiva presso l’università degli studi di Milano, che ha fornito supporto scientifico.
“Voglio ringraziare tutti i colleghi coinvolti, in particolare la dottoressa Ghezzi che guida da anni questo percorso con passione e competenza. Senza il suo lavoro, questo traguardo non sarebbe stato possibile. Questo articolo – conclude Giardini – non rappresenta la fine di un percorso, ma l’inizio di un impegno ancora più forte verso la qualità e la personalizzazione della cura.”
Sacra Famiglia: quando l’innovazione è al servizio delle persone fragili
La pubblicazione su una rivista scientifica internazionale segna un passaggio importante per Sacra Famiglia, che conferma così il proprio ruolo non solo come ente erogatore di servizi sociosanitari, ma anche come soggetto attivo nella ricerca applicata e nell’innovazione terapeutica. Il prossimo obiettivo? Raddoppiare la frequenza dell’attività fisica adattata, per offrire ai beneficiari almeno 150 minuti settimanali di movimento guidato.
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