Autismo: CLIC, Finalmente adesso parlo io
Autismo: clic, Finalmente adesso parlo io
Ricky, dal silenzio all’espressione artistica.
Apprezzato fotografo, è il docente del primo corso di fotografia dedicato agli utenti dei nostri Centri Diurni per l’autismo: “Lucio Moderato sarebbe orgoglioso di me. Qui mi sento a casa”.
Da sotto un tavolo a sopra una cattedra (da docente): è questo il percorso straordinario compiuto da Riccardo Pravettoni, «per gli amici Ricky», 25 anni e una forma di autismo che lui stesso definisce «grave». Per lui, che da piccolo non parlava e si nascondeva sotto i tavoli al comparire di qualsiasi estraneo, diventare docente del primo corso di fotografia del Centro di Formazione di Sacra Famiglia rivolto a giovani autistici che frequentano i CDD di Sacra Famiglia è stato un traguardo più che importante: decisamente inaspettato, almeno fino a qualche anno fa. È lo stesso Ricky, oggi fotografo free lance con una decina di mostre all’attivo e già fotoreporter ufficiale della Federazione Italiana Golf (sport di cui è appassionato) che racconta di sé e della passione per la fotografia che gli ha permesso di scoprirsi e, soprattutto, di svelarsi al mondo.

Come è nata in te la passione per la fotografia?
La passione per la fotografia è nata perché da piccolo non parlavo, non riuscivo a emettere proprio nessun suono, e comunicavo tramite le immagini. Quando però mia mamma mi ha fatto vedere per la prima volta una macchina fotografica e ho imparato a usarla, lì ho finalmente capito in che modo sarei stato in grado di parlare con il mondo.
Ricordi la tua prima foto?
Sì, me la ricordo. La prima foto che sono riuscito a fare bene è stata a Trieste, in gita con i miei compagni di classe. È da lì che è partito tutto… alle superiori, dopo aver scontato all’inizio le difficoltà di tanti ragazzi disabili, grazie all’aiuto dei miei educatori e insegnanti di sostegno sono riuscito a scoprire qual era la mia strada e ho deciso di iscrivermi all’Istituto Italiano di Fotografia. Dopo due anni sono diventato a tutti gli effetti un free lance, oltre che un testimonial dell’autismo.
E da pochi mesi sei anche docente. Che tipo di esperienza è stata quella dell’insegnamento?
Prima che iniziassi, i miei genitori mi hanno dato qualche consiglio, ma il primo giorno, appena ho visto i ragazzi, ho avvertito subito un forte feeling. A ogni lezione riuscivo a intendermi con loro e a illustrare come funziona l’arte della fotografia, tanto che sono riuscito a spiegare tutto, come funziona la macchina e come usarla.
Come hai conosciuto Sacra Famiglia?
Ho conosciuto Sacra Famiglia quando è arrivato nella mia vita Lucio (Moderato, già Direttore dei Servizi Innovativi per l’autismo di Sacra Famiglia). Con gli anni, il nostro rapporto è diventato quello tra un mentore e un allievo, tanto che mano a mano che crescevo ho capito che lui mi avrebbe aiutato a trovare la mia strada, il mio posto nel mondo. Avrei desiderato che facessimo tutto insieme, e anche se questo non è più possibile, sono contento perché avevo giurato che l’avrei reso fiero di me, e credo di averlo fatto. Grazie a lui ho conosciuto il mondo di Sacra Famiglia e il suo impegno per aiutare i ragazzi a uscire dall’autismo e a farsi accettare. Qui mi sento come in una seconda casa.