Autismo

Il robot NAO, l’amico dei bambini con autismo

Si chiama robot Nao ed è un umanoide con cui i bimbi con autismo dovrebbero essere facilitati a interagire per svariati motivi, primo tra tutti il fatto che il robot non ha espressioni facciali che di solito mettono in difficoltà le persone autistiche. Il robot Nao verrà introdotto a breve da Sacra Famiglia e messo a disposizione dei piccoli ospiti.  

NAO è alto appena 58 centimetri e fa parte di un progetto realizzato in collaborazione con Politecnico di Milano, Università Bicocca e Università di Firenze (partner di Fondazione per la personalizzazione di Nao). «Vogliamo verificare se l’utilizzo di un dispositivo come questo robot faciliti l’apprendimento di alcune competenze cognitive e la relazione con l’operatore», spiega una delle responsabili del progetto, la psicologa Cecilia Carenzi.

Cecilia Carenzi
La psicologa Cecilia Carenzi

La dottoressa aggiunge: «Non solo: Nao potrebbe promuovere nei bambini la produzione di atti comunicativi, sia parole sia gesti. Per noi sarebbe un traguardo importante». Interagire con un umanoide è infatti un vantaggio per i giovani con funzionamento autistico e Carenzi spiega il motivo: «La tecnologia è “asettica”, per così dire, mentre i volti umani hanno una serie di espressioni, atteggiamenti e comportamenti che devono essere interpretati, cosa che mette in difficoltà le persone autistiche. La relazione con un apparecchio inespressivo risulta più semplice e immediata». Nao lavorerà con bambini nella fascia di età dai 4 ai 10 anni, seguiti dal Counseling per l’Autismo di Sacra Famiglia.

Il robot NAO è un robot umanoide presentato per la prima volta nel 2006 dall’azienda francese Aldebaran Robotics. È dotato di doppie telecamere HD e riconoscimento vocale. Riesce a riconoscere i volti, a rispondere alle domande, cammina e quando cade si rialza da solo. È possibile programmarlo sulla base di diverse esigenze. Inizialmente nato per fare compagnia è stato poi impiegato nell’educazione e riabilitazione dei bambini con autismo. Viene utilizzato nelle scuole e nelle università di oltre 70 paesi del mondo. Per avere maggiori potete chiamare la Segreteria Servizi Autismo al 337 1532313.

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Autismo

2 aprile: allarme masking, rischio invisibile per le persone autistiche

Mascherare i tratti autistici per conformarsi alle aspettative della società. Fondazione Sacra Famiglia, organizzazione leader nel settore, accende i riflettori su un fenomeno poco conosciuto ma diffuso e rischioso: il masking

Nascondere i propri tratti caratteristici per conformarsi alle aspettative della società: è il masking, o “mascheramento”, un comportamento di adattamento sociale messo in atto dalle persone neurodivergenti, come quelle nello spettro autistico o con ADHD. Questa strategia può svilupparsi attraverso alcune tecniche, come imitare espressioni facciali, forzare il contatto visivo, sopprimere gesti spontanei (stimming) e interessi considerati inusuali. Se da un lato il “mascheramento” sembra facilitare l’integrazione sociale, dall’altro può avere un costo elevato in termini di stress, ansia e affaticamento mentale, specialmente quando viene mantenuto nel lungo periodo.

“Riconoscere e comprendere il masking è fondamentale per promuovere un ambiente più inclusivo, in cui le persone con autismo si sentano accettate senza dover nascondere la propria autenticità”, afferma Monica Conti, Direttrice dei Servizi Innovativi per l’Autismo di Fondazione Sacra Famiglia. “La presa in carico di giovani e adulti neurodivergenti senza disabilità cognitiva ha richiesto da parte di Sacra Famiglia una rielaborazione del percorso psicoeducativo. L’attenzione si è spostata verso obiettivi di consapevolezza e costruzione dell’identità, oltre al trattamento delle condizioni di sofferenza psichica che possono emergere a causa delle grandi fatiche di adattamento sociale”.

Per rispondere a questa necessità, Fondazione Sacra Famiglia ha attivato diversi percorsi di sostegno, tra cui: programmi di inclusione e socializzazione; gruppi di mutuo aiuto e supporto psicologico individuale e di gruppo; interventi ambulatoriali; percorsi di orientamento al lavoro. “L’intervento precoce è fondamentale, non solo dal punto di vista abilitativo, ma anche per equipaggiare la persona con strategie che riducano l’impatto della neurodivergenza sulla costruzione dell’identità personale”, conclude Conti. “Solo accogliendo e comprendendo le persone autistiche si può evitare che ricorrano a strategie come il masking, che abbassano l’autostima e mortificano la realizzazione umana e sociale di chi è costretto a praticarle”.

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Sacra Famiglia modello internazionale per l’autismo: delegazione iraniana in visita

Alla vigilia della Giornata internazionale per la consapevolezza sull’autismo, Sacra Famiglia si conferma punto di riferimento internazionale: è infatti arrivata in visita a Cesano Boscone una delegazione dell’Iran Autism Association (IAA), la principale organizzazione iraniana dedicata al sostegno delle persone con autismo.

La visita ha visto protagonisti la CEO Saeideh Saleh Ghaffari e il vice Mahmoud Karimi, reduci da un incontro alle Nazioni Unite a Ginevra. Colpiti dall’organizzazione e dalla dimensione della nostra struttura, immersa nel verde e ricca di una storia che si estende per tre secoli, i due rappresentanti hanno osservato da vicino i servizi offerti da Sacra Famiglia, mostrandosi particolarmente interessati al metodo di lavoro e alle soluzioni adottate.

L’itinerario è partito dal servizio Counseling, dove hanno potuto dialogare con le operatrici e approfondire le metodologie utilizzate, come il sistema di valutazione impiegato per monitorare i progressi dei ragazzi, tanto che la delegazione ha espresso il desiderio di replicarlo all’interno della propria realtà. La visita è poi proseguita nei Centri Diurni, dove Ghaffari e Karimi hanno avuto modo di osservare l’uso dell’agenda iconica, uno strumento che aiuta le persone con autismo a gestire in modo più autonomo le attività quotidiane. Infine, hanno visitato i laboratori “Arteticamente”, rimanendo colpiti non solo dalla qualità dei manufatti, ma anche dalla rete di collaborazioni che la Fondazione ha instaurato con artisti e realtà locali. 

Uno dei temi centrali emersi durante l’incontro è stato l’inserimento lavorativo. In Iran, si stima che una persona su 100 sia autistica, ma la consapevolezza sociale e aziendale su questo tema è ancora scarsa; la IAA sta lavorando per sensibilizzare le imprese e favorire l’inclusione lavorativa, nonostante le difficoltà legate a barriere culturali e alla limitata disponibilità di sostegno pubblico. Gran parte delle attività è infatti finanziata dalle famiglie e da donatori privati, che aiutano chi non ha i mezzi per affrontare questo percorso da solo.

La prossima tappa del tour di Ghaffari e Karimi sarà in Turchia, per poi proseguire verso la Cina, per confrontarsi con altre realtà e portare avanti un dialogo internazionale. «Questa visita è stata un’importante occasione di scambio e arricchimento per costruire modelli più inclusivi ed efficaci», ha dichiarato la dottoressa Ghaffari, sottolineando come l’esperienza di Sacra Famiglia possa diventare un punto di riferimento internazionale per il futuro dell’assistenza alle persone con autismo.

 

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