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FESTIVAL IN & OUT – AUTISMO

FESTIVAL IN & OUT

Si è da poco concluso a Milano IN&AUT, il primo festival dedicato a «Inclusione e Autismo», che ha visto riuniti alla Fabbrica del Vapore i principali attori dell’universo autismo.

Sacra Famiglia ha partecipato al Festival da protagonista, con uno stand espositivo e due relatori: la Direttrice dei Servizi Innovativi per l’autismo Monica Conti, intervenuta sul tema “Disturbi dello spettro autistico: la diagnosi e la presa in carico” al Tavolo scientifico del 13 maggio, e Lorenzo Fronte, coordinatore delle Sedi Varesine, che domenica 15 ha presentato il Progetto Blu Home, un’esperienza di riabilitazione immersiva unica in Italia a favore delle famiglie di bambini con autismo.

A portare al Festival la propria esperienza di papà di un ragazzo autistico è stato anche Paolo Caimi, presidente del Comitato Parenti di Sacra Famiglia. «Siamo felici di aver partecipato a questo evento», dichiara Monica Conti, «che ha rappresentato sicuramente un importante momento di confronto tra diverse voci, sia a livello scientifico che sociale e istituzionale».
IN&AUT è stato dedicato alla memoria di Lucio Moderato, l’indimenticato Direttore dei Servizi Innovativi per l’autismo di Fondazione nonché punto di riferimento di migliaia di famiglie, mancato un anno e mezzo fa.

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GLI INSOLITI SOSPETTI

GLI INSOLITI SOSPETTI ANTEPRIMA:

Un cast d’eccezione, un intreccio narrativo alla Sherlock Holmes, una location unica, una vera troupe cinematografica: questi gli ingredienti de “Le indagini di Tito&Sibilla”. Un modo attualissimo per rappresentare la disabilità lontano da vecchi stereotipi.

Tito e Sibilla, la coppia di investigatori più famosa dell’alto lago di Varese, è intervenuta per cercare di risolvere un intricato caso nella sede di Sacra Famiglia a Cocquio Trevisago: al nostro Omar, giovane promessa del calcio e super tifoso juventino, è stato sottratto un pallone autografato da Dybala. Chi sarà stato? Chi può essersi macchiato di un’azione tanto subdola? Per saperlo basterà seguire la nuova webserie che sta prendendo forma a Cocquio, e i cui protagonisti sono una ventina di ospiti della RSD di Sacra Famiglia. Dopo due anni di pandemia, è con questo progetto innovativo che Gianluca, Pilar, Gabriele, Donato, Katia, Marco, Omar, Denis, Silvia, Fabio e tutti gli altri provano – e secondo noi riescono – a ripartire, insieme ai loro educatori e a tutto il personale che li accompagna, e anche grazie al contributo della Fondazione Comunitaria del Varesotto che ha deliberato di sostenere l’intera attività. “Ciak si gira” è il titolo dell’iniziativa partita a gennaio con un immediato successo in termini di ritrovato entusiasmo e partecipazione. «Anni fa, prima della pandemia, a Cocquio si faceva teatro» spiega il coordinatore Lorenzo Fronte, tra i promotori di Ciak si gira. «Poi tutto si è fermato, ma quando ci siamo messi a pensare come ripartire ci è venuto in mente che l’idea di una “serie” tipo Netflix era più adeguata ai nostri tempi. Dopo due anni di chiusura vorremmo far conoscere la nostra straordinaria normalità». Bellissima idea, certo, ma di difficile realizzazione, visto che in Sacra Famiglia le competenze sono tante, ma un regista ancora non c’è. Il problema si risolve grazie all’incontro con la cooperativa Totem di Varese, attiva nel settore dell’educazione e animazione, che già realizza progetti di aggregazione, cultura e creatività, anche nell’ambito. Scritturati il regista e il coordinatore tecnico (rispettivamente Stefano Soru e Massimo Lazzaroni), si trattava di coinvolgere direttamente gli ospiti che, lo si è capito subito, non aspettavano altro. «La risposta è stata immediata ed entusiasta», conferma l’educatore Cristian Inclimona, 32 anni, “anima” del progetto insieme al collega Emidio Novali (61), «e ci ha dato l’occasione di riprendere le fila di un lavoro sull’espressività corporea che ci mancava molto. Ognuno sta dando quello che può e che è maggiormente nelle sue corde: la nostra ospite Silvia, per esempio, che è un’avida lettrice, ha scritto il soggetto: una attività di pensiero creativo e riflessione che credo le sia servito molto». A prescindere dal ruolo giocato, Ciak si gira ha movimentato tutta la struttura dell’edificio “Pogliani” di Cocquio.

Prima di girare le varie scene, infatti, i partecipanti si ritrovano in un grande salone dove prende vita il training di rilassamento guidato dagli educatori (oltre a Cristian ed Emidio ci sono le colleghe Elena Savarese, Patri – zia Pannia, Valeria Nieddu, Elena Mar – tini e Carmela Amoruso). «Attraverso la “gabbia musicale” gli ospiti sono invitati a sperimentarsi nel tempo, nello spazio e, infine, nell’incontro con l’altro», spiega Cristian. Su invito degli operatori, le palpebre si schiudono e ci si guarda negli occhi: «Ogni incontro è speciale», scandisce ancora, «quando incrociate qualcuno fate un gesto, un saluto, comunicate che per voi quella persona è importante». Sembrano dettagli, ma non lo sono. E finalmente il linguaggio del corpo, il tocco delle mani, gli abbracci, tornano a fare capolino. Completato il riscaldamento, si passa ai costumi: Gianluca-Tito non sta nella pelle e saltella qua e là, anche mentre indossa l’impermeabile da investigatore, mentre la più composta Sibilla-Pilar si lascia truccare da Elena. «Sei bellissima, dovresti metterlo sempre il rossetto»: ed è proprio così. Ultimati i preparativi, la numerosa comitiva si sposta sul luogo del primo ciak. Non ci sono tutti, altrimenti sarebbero una trentina: nel progetto sono infatti impegnati circa 20 ospiti, una decina di operatori (nel primo episodio “recita” anche Assunta, una simpaticissima addetta alla mensa) e i due membri della troupe. Oggi giriamo in esterna, in un’area storica della sede di Cocquio, tra antichi palazzi, e in un interno del padiglione Rampi, accanto alla mensa. Contiamo così di contribuire a modificare l’immagine stereotipata della disabilità». Le indagini di Tito&Sibilla saranno presto visibili sul canale YouTube di Sacra Famiglia e su tutti i social, per la gioia degli attori e dei familiari. Inoltre saranno portati nelle scuole come segno di collegamento al territorio e contributo da parte di Fondazione e all’educazione civica delle nuove generazioni.

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“COME NELLE FAVOLE” a INZAGO

“COME NELLE FAVOLE” a INZAGO.

Con un nuovo sistema portatile, gli ambienti “diventano” qualsiasi cosa: musei, boschi, fondali, circuiti motociclistici o… concerti

Vasco Rossi farà una delle tappe del suo prossimo tour in Sacra Famiglia, a Inzago. Eccezionalmente, il re del rock italiano si esibirà in una sala dedicata del seminterrato, e canterà con la sua band. Vicino, vicinissimo, quasi da poterlo toccare. Non è un sogno, ma una quasi-realtà che sarà presto possibile grazie a una innovativa piattaforma multisensoriale portatile che racchiude in sé infinite possibilità, tra le quali c’è anche quella di “trasformare” una stanza in un ambiente qualsiasi (un fondale marino, un bosco, una spiaggia, un museo, uno stadio), su misura dell’utente, in cui potersi letteralmente immergere.

Il progetto, che si deve anche al sostegno della Fondazione Lism presieduta da Maria Emanuele, partner di Sacra Famiglia per la sede di Inzago, si chiama SENSEi: ideato da un giovane docente del Politecnico di Milano, l’ingegner Mirko Gelsomini, è una tecnologia che può essere installata in una forma fissa, sul soffitto di un ambiente, oppure in forma “nomadica”, ovvero trasportabile su ruote. Ed è in questa modalità che una neo designer del prodotto, Anna Moruzzi, ha progettato il “carrellino” di Inzago. «Si chiama Aura ed è costituito da una serie di pannelli lisci all’interno dei quali trovano spazio un proiettore verticale, un proiettore orizzontale, luci colorate, un mini computer, telecamere e sensori», spiega Gelsomini. «A questa piattaforma mobile possiamo aggiungere oggetti satellite per fornire nuovi stimoli». Tra questi, per esempio, una pedana vibrante, una macchina sparabolle, un ventilatore, una lampada riscaldante, una luce portatile colorata, un tablet e perfino una “bacchetta magica”, ovvero un airmouse che permette di impartire comandi ad Aura da qualsiasi posizione, anche a distanza. L’intento è quello di offrire agli ospiti con disabilità acquisite, anche gravi, la possibilità di adattare le tante opportunità offerte dalla struttura mobile alle proprie esigenze, possibilità e desideri. È partito così un percorso di collaborazione che ha visto gli esperti del Politecnico da una parte, e i professionisti di Sacra Famiglia di Inzago dall’altra; nel corso di una serie di incontri i nostri operatori hanno co-progettato con i tecnici il sistema, provando a immaginare il modo migliore con cui gli ospiti avrebbero potuto utilizzarlo. «Caratteristica fondamentale di SENSEi è il suo essere non solo multisensoriale, ma anche e soprattutto multimodale», conclude Gelsomini. «Permette cioè all’utente di interagire con il sistema in molti modi, a seconda delle proprie peculiarità e funzionalità». L’esempio del concerto è solo uno dei tanti: la direttrice di Inzago Valentina Siddi e tutta l’équipe della sede hanno già immaginato esperienze a misura di ospite da realizzare grazie ad Aura. A titolo di esempio, si potrebbe far rivivere l’ebbrezza di guidare su una strada che corre lungo il mare su una decappottabile, magari con la brezza sul viso data dal ventilatore. Le possibilità sono infinite. «Presto saremo pronti», annuncia Valentina Siddi, «e contiamo di coinvolgere tutti i nostri ospiti, nessuno escluso». Per ricominciare a viaggiare, e non solo con la fantasia.

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RIPRENDE LA RASSEGNA MUSICALE

RIPRENDE LA RASSEGNA MUSICALE 

A grande richiesta a partire da maggio riprende dopo due anni di chiusura in Borsieri e a Regoledo la rassegna musicale che in passato ha coinvolto i nostri ospiti e il territorio. La rassegna viene svolta con il finanziamento della Fondazione Comunitaria del Lecchese e vede la collaborazione di Fondazione Sacra Famiglia, Fondazione Borsieri e Associazione Mikrokosmos.

Quest’anno la rassegna, che per la prima volta coinvolge anche la sede di Perledo, è dedicata ai soli ospiti, i concerti saranno fatti all’aperto sfruttando il nostro giardino e le balconate che si affacciano su di esso dalla RSA e dagli APA.

Scopri il programma:

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FONDAZIONE SACRA FAMIGLIA CORSO DI LAUREA IN INFERMIERISTICA

FONDAZIONE SACRA FAMIGLIA DIVENTA SEDE UNIVERSITARIA DEL CORSO DI LAUREA IN INFERMIERISTICA 

Fondazione Sacra Famiglia e Università degli studi di Milano hanno siglato una convenzione che prevede l’avvio di attività didattica del Corso di laurea in infermieristica presso la sede di Cesano Boscone (MI).

Da settembre i primi 30 studenti e studentesse inizieranno la loro formazione nelle strutture di Sacra Famiglia e del suo ospedale Casa di Cura Ambrosiana 

Fondazione Sacra Famiglia entra nel novero delle strutture accreditate in cui si svolgerà, a partire da settembre 2022, l’attività didattica del Corso di laurea in infermieristica dell’Università degli Studi di Milano.

Sacra Famiglia diventa così la diciassettesima sede didattica del Corso e l’unica struttura anche di tipo sociosanitario nell’ambito della Provincia di Milano, nonché una delle poche in Italia.

Con questo accordo la Fondazione conferma il suo impegno in campo formativo e nello sviluppo di collaborazioni che favoriscano la crescita professionale e personale degli operatori e l’innovazione dei servizi per bambini, adulti e anziani affetti da disabilità gravi e gravissime.

Prendere parte attiva nella formazione dei nuovi studenti particolarmente coinvolgente in questi tempi di grande e prolungata carenza di personale infermieristico. Secondo una recente denuncia di Uneba Lombardia, l’associazione che riunisce oltre 450 enti del terzo settore sul territorio, mancano – solo nell’ambito sociosanitario – circa quattromila infermieri nella Regione.

La Fondazione Sacra Famiglia è dunque il primo ente sociosanitario a entrare nel novero delle sedi di questo corso di laurea.

Sottolinea Carla Dotti, direttore sanitario di Fondazione Sacra Famiglia: “Sentiamo forte il nostro compito di far conoscere al mondo sanitario quello sociosanitario per sfatare l’antico pregiudizio che sia un ambito di ‘attesa e custodia’. Operare nelle RSA o nelle RSD può offrire, oltre a grande soddisfazione personale, anche spazi di autonomia professionale che certamente l’organizzazione ospedaliera non consente alle figure infermieristiche. Gli studenti e le studentesse che si formeranno nelle nostre sedi, inoltre, avranno la possibilità di lavorare anche nel settore dell’assistenza domiciliare, area in grande evoluzione su cui la nostra organizzazione sta investendo notevolmente e su cui anche a livello nazionale l’attenzione è molto alta.”

I primi 30 studenti saranno accolti a settembre e saranno seguiti da un direttore didattico e da due tutor. Le lezioni teoriche e di laboratorio si svolgeranno presso il Centro Formazione Moneta di Sacra Famiglia che mette a disposizione otto aule multimediali, tra cui un laboratorio informatico e uno spazio di tirocinio attrezzato.

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ELIASSANews

La storia di Eliassa: Tutto è cominciato con un sì

La storia di Eliassa: Tutto è cominciato con un sì

Eliassa era perplesso: quella educatrice, incontrata in Sacra Famiglia, era diversa. Lui faceva di tutto per ignorarla e metterla alla prova, ma lei non mollava. Comincia così, per questo ragazzo fuggito dall’Africa, un percorso nuovo che l’ha portato a lavorare, studiare e pubblicare un libro di poesie. E a sognare sempre in grande.

 

Faccio la faccia da africano?» Scherzava Eliassa mentre si metteva in posa per le bellissime foto di queste pagine. «E perché, com’è la faccia da africano?» Eccola: pugni serrati, sguardo truce, atteggiamento chiuso, in difesa. Eliassa è arrivato così in Italia, sei anni fa, come tanti, a bordo di un barcone. Con la faccia da africano e una buona dose di coraggio, a soli 19 anni fuggiva dal suo Burkina Faso (i motivi non vuole dirli, ma ci devono essere, per avergli “meritato” un permesso per motivi umanitari). Oggi questo ragazzo sorridente dalle treccine che gli cascano continuamente sulla fronte parla un perfetto Italiano, lavora di giorno e studia di sera, sogna la laurea e una casa tutta sua. Ma non è stato per niente semplice arrivare fin qui: «Eliassa è speciale», chiarisce subito Chiara Colombo, 53 anni, educatrice del Centro per richiedenti asilo Il Sestante di Sacra Famiglia, in cui oggi sono accolti 15 migranti.

TUTTO È COMINCIATO CON UN SÌ.

Appena ottenuta la protezione umanitaria arriva in Sacra Famiglia al Centro per richiedenti asilo il Sestante. «Sono sceso dalla macchina e ricordo di aver visto Chiara sulle scale che mi aspettava, con gli altri operatori», racconta. «Mi hanno portato dentro e mi hanno mostrato la mia stanza… erano gentili, ma io non sapevo ancora se questa volta potevo fidarmi, ero chiuso, insofferente». Chiara annuisce. Anche lei si ricorda quel periodo e tutti i “test” che faceva Eliassa: «Sono fatto così», conferma lui. Inizia così una specie di “tira e molla” tra Chiara e quel nuovo arrivato in cui lei, lo intuisce, probabilmente c’è molto di più di quanto non dia a vedere. Sono tante le richieste che Eliassa si sente rivolgere, ma all’inizio non lo accetta. «Continuava a darmi ordini», dice guardando Chiara con gli occhi che ridono, «mi davano fastidio, così li ignoravo. Poi mi sono chiesto: perché anche se io non le do retta, lei non si arrabbia? Questo mi ha colpito. Non mi trattava male, non minacciava di buttarmi fuori. Strano, in tutti gli altri posti era: “Se non fai quello che ti dico, te ne vai”. Chiara no, era diversa…. Continuavo a chiedermi: perché non si stanca mai di me?». Finalmente, quel ragazzino con la “faccia da africano” montata per difesa, è messo di fronte a una logica diversa da quella gerarchica, a una relazione gratuita, a qualcuno disposto ad aspettarlo e a investire su di lui. Stavo quasi per mollare, dice Chiara … quando, all’improvviso, mi ha detto il primo sì». A inizio 2019 Eliassa accetta infatti di intraprendere il Servizio Civile proprio in Sacra Famiglia, diventando volontario in una Unità con pazienti psichiatrici e disturbi del comportamento. «Non era esattamente quello che sognavo», confessa con sincerità e il suo solito, disarmante sorriso. «Io volevo essere pagato bene e fare un lavoro “vero”, ma visto che Chiara mi sfidava a dare il meglio di me ho risposto va bene, questa volta non ti dico di no». E meno male. Il contatto con gli ospiti, la routine fatta di presenza in reparto e rapporti con gli operatori, la delicatezza del compito arricchiscono Eliassa e gli regalano, oltre a tante soft skills («ero impaziente, ho imparato la pazienza»), una buona dose di fiducia in se stesso e un suggerimento per il proprio futuro lavorativo. Dopo quell’esperienza, infatti, riesce a inserirsi come operatore notturno in una comunità per minori stranieri non accompagnati. L’ambiente gli piace, la cooperativa che gestisce il Centro lo fa crescere.

«Il Sestante ha realizzato il progetto fortemente voluto dal Comune di Cesano “Indovina chi viene a pranzo”, per favorire l’integrazione dei giovani migranti in alcune famiglie della città, opportunamente formate», spiega Chiara. «Tra i volontari disposti a partecipare, affiancandosi a un nostro ospite, c’era anche Giacinta». Chiara la conosce, le parla, ne intuisce l’empatia e il calore umano, e il pensiero va subito a Eliassa e ai suoi test. Se c’è qualcuno capace di superarli, quella è Giacinta, che oltretutto ha un figlio ventenne. Così, una sera a cena, inizia un rapporto di affetto, stima e vicinanza che continua ancora oggi e che per Eliassa rappresenta un punto fermo, un sostegno, un abbraccio, e anche di più: «Giacinta è mia madre», dichiara di getto, senza tentennamenti. «Mi ascolta, mi aiuta, non mi giudica, non mi rimprovera, mi guida. E soprattutto, mi ha convinto a rimanere in Italia, perché io ero deciso ad andare via».

Ma adesso non potrebbe: «Non vado via perché altrimenti ferirei Giacinta. Lei ci tiene, a me, e io tengo a lei. Pensa che è stata l’unica persona a cui ho letto le mie poesie». Poteva forse mancare questo tassello, nella sorprendente personalità di Eliassa? Non solo una passione, o uno sfogo privato per fissare su carta pensieri e paure, ma un dono riconosciuto anche da un concorso che l’ha premiato con la pubblicazione dei suoi scritti. Dopo tanti ostacoli e incertezze, il futuro appare oggi molto, molto promettente e pieno di nuove opportunità. Dopo la maturità, l’idea è iscriversi all’università, magari per diventare quello che sogna di fare “da grande”: l’insegnante. O meglio, il maestro elementare. «Mi piace stare con i bambini», conclude Eliassa, «vorrei insegnare loro a lottare contro i pregiudizi».

Eliassa, 25 anni, nato in Burkina Faso. In Italia dal 2016, è stato accolto dal Centro SAI Il Sestante di Sacra Famiglia. Oggi lavora in una falegnameria e studia alle scuole serali.

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Funeral Home: GIACOMO PER NOI

Funeral Home: GIACOMO PER NOI

Giacomo Poretti sarà al teatro Cristallo di Cesano Boscone il prossimo 16 maggio alle ore 21 con un nuovo spettacolo, per raccogliere fondi per Fondazione. In scena con lui la moglie, Daniela Cristofori.

Una coppia di anziani, lui e lei, si sta recando a un funerale. Lei è tutta in ghingheri, tailleur e gioielli, lui è un misto tra abito da cerimonia e gita fuori porta. Lei vuole andare, arrivare presto, lui non ne ha la minima voglia. Eccoli qua, Rita e Ambrogio, siamo alle solite: litigano e si lanciano battutine ironiche, proprio come una sorta di riedizione della celebre coppia Mondaini-Vianello. Ma questo è solo l’inizio del nuovo, divertentissimo spettacolo di e con Giacomo Poretti e Daniela Cristofori, sua consorte anche nella vita: Funeral Home che, a dispetto del nome, non è affatto triste ma, anzi, davvero esilarante.

Non ci credete? Tra poco potrete “toccare con mano” grazie alla collaborazione tra Sacra Famiglia e Poretti, che porterà in scena Funeral Home, il 16 maggio, al teatro Cristallo di Cesano Boscone, in una serata di raccolta fondi a favore dei nostri progetti per le persone fragili. Giacomo Poretti, 65 anni, “il 33,33% del Trio più famoso d’Italia”, ha da qualche tempo intrapreso una carriera da attore “solista” con ottimi risultati. Direttore artistico del teatro Oscar deSidera di Milano, sta portando in giro per l’Italia anche il monologo Chiedimi se sono di turno, in cui racconta gli 11 anni da infermiere all’ospedale di Legnano, tra gli anni ‘70 e ‘80. È quindi una persona vicina al lavoro di Sacra Famiglia, che conosce da tempo e per cui ha accettato di realizzare la speciale serata benefica del 16 maggio, un’occasione per assistere a Funeral Home, e in più per contribuire ai progetti che Sacra Famiglia porta avanti a favore delle persone fragili.

La vendita dei biglietti (costo 30 euro) anche online, sul sito del teatro: https://www.cristallo.net/generic/seatsframe.php?sc=5055&sp=33292#seatsframe

Per rimanere aggiornati sulle modalità di acquisto e prenotazione potete rivolgervi a:

Teatro Cristallo, tel. 02.4580242

info@cristallo.net, www.cristallo.net

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Aiutaci a dare forza alla fragilità. Insieme facciamo fiorire la vita

Aiutaci a dare forza alla fragilità. Insieme facciamo fiorire la vita.

Oggi vi raccontiamo la storia di Salvina.

Scrivi meglio tu con gli occhi che io con le mani»: con queste parole l’educatore Paolo De Gregorio aveva convinto Salvatrice Candarella (per tutti Salvina) a scrivere il primo libro, intitolato Silenzio lacrime amore, in cui ha raccontato la storia della sua vita.

Nata 53 anni fa a Noto, in Sicilia, milanese d’adozione (si è trasferita al Nord a tre anni), Salvatrice è una mamma e una moglie felice quando, nel 2007, scopre di avere la SLA. Una doccia gelata per lei, il marito Pino e i figli Alessio e Luca (senza dimenticare mamma Carmela), che però non ha la forza di abbatterla. Tenace, anzi “testona”, come si autodefinisce, Salvatrice si aggrappa alla vita, alla famiglia, alle tante amicizie che non ha perso e anche alla sua grande autoironia e va avanti. Da nove anni Salvina vive nel Centro di Inzago di Sacra Famiglia, struttura specializzata nell’assistenza di persone con disabilità acquisite.

Per la festa della mamma, fai un dono speciale a Salvina: cure e assistenza necessarie per poter abbracciare sempre i suoi figli.

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“Abbracciamo l’acqua” nel Centro Diurno Disabili di Cocquio Trevisago

“Abbracciamo l’acqua” nel Centro Diurno Disabili di Cocquio Trevisago.

Oggi vi raccontiamo del bellissimo progetto “Abbracciamo l’acqua” avviato da alcuni mesi presso il Centro Diurno Disabili di Cocquio Trevisago.

L’attività nasce dal desiderio di poter garantire ai nostri ospiti stimoli e proposte rispondenti ai loro bisogni e nel contempo superare i limiti che la pandemia ci ha costretto a subire.

Partendo dal presupposto  che l’acqua è sicuramente un elemento facilitatore della relazione e permette una condivisione emotiva ed esperienziale, che offre stimoli per migliorare il tono dell’umore e può favorire un incremento di benessere e autostima ma soprattutto determina effetti  psicomotori terapeutici quali  il rilassamento muscolare, la diminuzione degli spasmi muscolari ,l’incremento dell’ampiezza dei movimenti delle articolazioni, il miglioramento della tonicità e della resistenza muscolare si è deciso di posizionare una piccola ma funzionale piscina idromassaggio all’interno della struttura.

Sono state contattate alcune aziende del territorio (Termoteam srl di Ternate, Bang&Clean Italy di Varese, Moris italia srl di Brebbia, Idrokalor termoidraulica di Comerio e lo chef. Daniele Leone) alle quali è doveroso volgere un sentito ringraziamento, che ci hanno permesso l’acquisto di quanto necessario.

Il progetto ha preso avvio nel mese di luglio aprendolo sia agli ospiti con gravi disabilità che a quelli più autonomi.

L’attività, gestita direttamente dal personale operante al Centro Diurno Disabili prevede l’allestimento di un angolo in penombra, con musica rilassante di sottofondo. Gli operatori garantiscono inoltre attenzione alla cura del sé e al mantenimento delle autonomie.

attività Centro Diurno Disabili di Cocquio Trevisago

A distanza di alcuni mesi il bilancio è assolutamente positivo e i rimandi positivi dei ragazzi hanno fatto sì che “Abbracciamo l’acqua” sia diventata una delle attività maggiormente richieste dai nostri ospiti.

Eccone alcuni esempi: Ornella G. affetta da disturbi psichiatrici riesce a contenere il suo disturbo caratterizzato da pensieri ossessivi e atteggiamenti stereotipati, si lascia trasportare dall’acqua e comunica: “l’acqua mi coccola”. Assume un tono della voce pacato e movimenti rilassati accettando il contatto con l’operatore, diversamente dalla quotidianità.
Andrea L. il cui deficit è legato ad una disabilità acquisita, in acqua è in grado di muovere gli arti che normalmente sono molto rigidi.
Francesca P. affetta da autismo, in acqua contiene i suoi agiti stereotipati mostrando piacere nell’attività e socializzando con le compagne.

Molti altri hanno affrontato la paura dell’acqua vincendola e manifestando nel tempo il desiderio di partecipare all’attività.

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Michele è allegro e scherzoso. Gli piacciono tantissimo le feste e il baskin

Michele è allegro e scherzoso. Il suo piatto preferito sono gli spinaci, come Braccio di Ferro, ma il suo personaggio preferito è Topolino!

Michele compirà 23 anni a luglio e dal gennaio 2021 vive nella struttura residenziale che accoglie disabili nella sede di Intra di Sacra Famiglia, con altri 19 compagni.

Michele soffre di una malattia genetica multisistemica rara, la sindrome di Cornelia de Lange e di un’insufficienza mentale. Quando viveva in casa manifestava spesso crisi aggressive di difficile gestione, per questo la famiglia ha dovuto chiedere un aiuto più concreto a Sacra Famiglia.

Oltre due anni fa Michele è arrivato al Centro Diurno di Sacra Famiglia per poi trasferirsi nella Struttura Residenziale per Disabili dove con il gruppo di lavoro, composto da educatori, operatori, infermieri e medici, sta portando avanti un progetto di vita molto importante di rafforzamento delle autonomie, di maggior consapevolezza di sé e di recupero delle relazioni con mamma, papà e fratelli.

Michele adora uscire a fare passeggiate e ama le gite che sta facendo anche grazie al progetto “Vite in prospettiva. Relazioni, autonomia e salute per ripartire insieme” finanziato da FONDAZIONE CRT. Gli piacciono tantissimo le feste e da quando, covid permettendo, sono state ripristinate le attività sportive nella comunità, partecipa sia al baskin (un’innovativa attività sportiva che si ispira al basket, ma con caratteristiche peculiari) sia al GSH dove può praticare diverse attività sportive adattate.

Michele è dispettoso con i suoi compagni, ma anche allegro e scherzoso. Il suo piatto preferito sono gli spinaci, come Braccio di Ferro, ma il suo personaggio preferito è Topolino!

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