Emozioni all’Opera, un progetto unico in Italia
Emozioni all’Opera, un progetto unico in Italia
Da un lato i «cattivi», dall’altra i «matti». Queste potevano essere le premesse. Poi è bastato uno sguardo per scoprirsi uniti dalla voglia di «uscire dalle gabbie».
Si dice che l’unica cosa che non manca in carcere è il tempo. E di tempo ne hanno avuto sia i detenuti della Casa di reclusione di Opera, sia gli utenti del Centro Diurno Psichiatrico “Il Camaleonte” di Sacra Famiglia, che da giugno 2022 hanno dato vita al progetto “Emozioni in opera”. Per Sacra Famiglia si tratta della felice riproposizione di una analoga iniziativa del 2019 – Legami in Opera – che aveva lo stesso obiettivo: far incontrare detenuti e ospiti di Fondazione, persone che, nonostante una condizione particolare, hanno desideri, sogni, voglia di raccontarsi. «Lo spunto è arrivato dai detenuti stessi», racconta Giovanna Musco, referente dell’associazione In Opera, partner del progetto, «con cui stiamo lavorando sul concetto di giustizia riparativa. Una giustizia, cioè, che non è fatta soltanto dallo “scontare la pena” ma da un lavoro di ricucitura di relazioni. Così, conoscendo Sacra Famiglia, pensai di contattarla». Di qui l’ingresso a Opera, nel 2019, degli ospiti dell’Unità San Benedetto e, oggi, degli utenti del Camaleonte. Una collaborazione che sta dando tanti frutti, anche al di là delle aspettative.
Se gli ospiti esterni si aspettavano di vedere tipacci «con la faccia da criminali» e le tute grigie dei film, i reclusi non nascondono che avevano ipotizzato quasi di doversi difendere da persone «agitate, irrazionali» o, al contrario, sonnolente per colpa degli psicofarmaci. La Banda Bassotti di qua, Qualcuno volò sul nido del cuculo di là. In mezzo, una realtà ben diversa e un’unica conclusione, arrivata al termine del lavoro di stamattina: «Ci differenzia la pena, ci accompagna la sofferenza».
«Ragionando sulla realtà che saremmo andati a incontrare abbiamo convenuto che le differenze non erano poi tante», riflette Barbara Migliavacca. «Entrambe le parti vivono recluse, chi fisicamente, chi invece intrappolato nel proprio disturbo psichico. E condividono il peso dello stigma sociale: chi si sente dare del “matto”, chi del delinquente. Quindi perché non trovare un modo per incontrarci e dar sfogo a tutte quelle emozioni che ci portiamo dentro?». Certo il percorso non è privo di sfide e ostacoli. Richiede attenzione e non solo spontaneità, la fatica di superare la parte “giocosa”, rendersi conto di chi si incontra e accoglierlo così com’è: un lavoro che, come sottolinea Giovanna Musco, «riguarda soprattutto i detenuti, che tendono a fermarsi alla superficie. Invece incontrare una fragilità implica conoscerla e abbracciarla tutta, entrare veramente in rapporto». Nonostante le tante battute e risate degli incontri, dunque, il percorso è serio e vale la pena di prenderlo come tale. Così al Camaleonte ogni settimana l’équipe discute con i partecipanti e fa il punto, preparando l’incontro successivo. Le testimonianze sono impressionanti: «Sono persone distinte, gentili ed educate», ha detto Sergio dei detenuti. «È gente che ha sbagliato e sta pagando per i propri errori, e il fatto che vogliano passare del tempo con noi mi fa piacere. Provo solo un po’ di malinconia perché so che loro staranno li dentro per tanto tempo». «Anche se siamo in carcere, a volte ci dimentichiamo di essere li», ha aggiunto Fabrizio. «È bello parlare con loro, anche delle cose brutte». «Il carcere è una realtà diversa ma vicina», è l’opinione di Luca. «Voglio dare il mio contributo perché quando usciranno possano vivere in modo normale».
Mercoledì 11 ottobre alle 10 si svolgerà a Opera un convegno-evento sull’iniziativa che si comporrà di due parti: una prima parte “teatrale” in cui verrà messa in scena una performance di detenuti e pazienti, per raccontare dalla viva voce dei protagonisti i risultati del progetto e il percorso compiuto.
Nella seconda parte della mattinata si svolgerà un momento di dibattito con ospiti d’eccezione come il direttore della Casa di Reclusione Milano-Opera, Silvio Di Gregorio; per Sacra Famiglia lo psichiatra Emilio Castiglioni e la psicologa e psicoterapeuta Melissa Cozzi; la psichiatra dell’Ospedale Sacco – CPS Via Aldini Emanuela Butteri e la dott.ssa Giovanna Musco, referente dell’Associazione In Opera. Ospite speciale, don Gino Rigoldi, Cappellano Istituto penale per minorenni C. Beccaria.