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La storia di Nansy, Il futuro mi aspetta

Il futuro mi aspetta: Nansy, 15 anni di entusiasmo per la vita

Ambientarsi in Sacra Famiglia non è stato facile, ma grazie al paziente lavoro degli operatori, Nansy ha tirato fuori il suo carattere solare e positivo. E fa passi da gigante!

8 marzo 2022. Rimane in piedi vicino all’angolo della porta. Numerose proposte. Lei rifiuta. Rifiuta la cena. Le si porta una sedia, accetta. Toglie la mascherina. Accetta un succo ma lo mette in tasca. Non vuole andare in bagno. Assaggia un pezzetto di torta. Rifiuta il pigiama. Parla in arabo. In italiano dice: no, mamma. 9 marzo 2022. Rimane seduta. Torna a chiedere della mamma. Va a prendere i vestiti, li mette nello zaino, mette la giacca e piange. Chiama la mamma. Si convoca la mamma.

Questa sequenza è tratta dal diario delle educatrici dell’Unità S. Maria Bambina, e fotografa con sintetiche pennellate i primi due giorni di permanenza in struttura di Nansy, poco più di un anno fa.

IL DROP OUT

Mamma casalinga, papà pizzaiolo, i primi anni Nansy li trascorre in Egitto, in campagna, insieme ai nonni e ad altri parenti. Nel suo Paese, il debutto a scuola non è dei migliori – frequenta un giorno e poi, spaventata, corre a casa e non ne vuole più sapere – e anche se, quando arriva in Italia, si tenta di inserirla in classe, l’arrivo del Covid complica tutto. Nansy non frequenta, e nessuno la cerca. Passa le giornate davanti alla tv, ribelle ai tentativi della mamma di darle qualche occupazione casalinga, con l’unica “consolazione” di grandi quantità di cibo. Una situazione pesante sia per lei che per la famiglia.

ALLEGRA, MA SELETTIVA

Macchina del tempo, un salto in avanti a marzo 2023. È Nansy che gioca sorridente a Memory con le educatrici Rita Invernizzi, 52 anni, e Chiara Sangalli, 55, i suoi due punti di riferimento al S. Maria Bambina (Servizio Residenziale Terapeutico Riabilitativo a media intensità per minori), che la guardano orgogliose e commosse. «Sì, se pensiamo a quei primi giorni sembra quasi impossibile», dice Chiara, «anche se non si tratta di un miracolo ma di un lavoro costante che abbiamo svolto noi operatori, cercando il contatto con la famiglia».

«Gradualmente ha accettato di mangiare, poi di svolgere delle attività con noi», ricorda Rita. «E anche se ormai il nostro rapporto è consolidato, con gli altri è selettiva, fa fatica a entrare in relazione con chi non conosce. Ha un primo approccio oppositivo perché ha paura, deve conoscere e capire. Ma se sente che può fidarsi, poi ti dà l’anima». 

TUTTO LE INTERESSA

Non è stato facile. A partire dalla lingua, perché Nansy parlava e capiva solo l’arabo; adesso comprende bene l’italiano e cerca di parlarlo. «È comunicativa e sveglia», conferma Chiara, «si fa capire con lo sguardo e i gesti, è intuitiva, capisce le intenzioni. Il suo tallone d’Achille è l’attenzione: si distrae, ha una grossa fatica attentiva. Non per pigrizia, anzi, dato che ogni cosa le interessa, è curiosa, ma anche dispersiva». Per questo, l’équipe del S. Maria Bambina fa un gran lavoro di “strutturazione della giornata” per farle sapere quali attività la attendono, e hanno predisposto un calendario della settimana con la comunicazione aumentativa, perché tutto sia sotto controllo. «Il nostro lavoro mira a darle il più possibile una vita normale», spiega Rita, «a farle gustare le piccole cose, la camera, i vestiti, la compagnia, le uscite, sperando che un domani possa trovare il posto giusto per lei».

IL TRAGUARDO DEL LABORATORIO

Quanto alla famiglia, dopo le prime difficoltà nel trovare un’intesa, oggi è parte attiva nel percorso di Nansy, dato che uno degli obiettivi di Sacra Famiglia è lavorare in sinergia con tutto il mondo dell’ospite, rafforzando e coinvolgendo familiari e amici e, magari, creando reti sul territorio. È il caso della collaborazione avviata con l’associazione La Taska, che ha permesso a Nansy e all’amica Yirong di frequentare un laboratorio con dei coetanei. «Vogliamo puntare su attività che possa fare da sola, con una supervisione ma non troppo», conclude Chiara con un sorriso che comunica ottimismo. «Il percorso sarà lungo, ma è giovane: ce la farà». 

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