La nuova casa di Cocquio sta prendendo forma. Sono iniziati a novembre, infatti, importanti lavori di ristrutturazione che porteranno a una trasformazione profonda della struttura. Grazie al bonus 110%, l’edificio Monsignor Rampi sarà reso non solo più moderno e sostenibile dal punto di vista energetico, ma diventerà anche un ambiente più accogliente e funzionale per chi lo vive.

L’intervento coinvolgerà tutti e tre i piani: nel seminterrato saranno ricavati nuovi ambulatori, più ampi e organizzati; il piano rialzato e il primo piano, invece, saranno interamente dedicati alla residenzialità per persone con disabilità. Complessivamente, la nuova struttura offrirà 60 posti letto, distribuiti in camere singole: 40 al piano rialzato e 20 al primo piano.

Un nuovo concetto di accoglienza
La scelta delle camere singole rappresenta una vera innovazione per questo tipo di residenze in Lombardia. “Vogliamo che ogni ospite abbia uno spazio personale che lo faccia sentire a proprio agio, un luogo che diventi davvero la nuova casa di Cocquio” spiega la direttrice, Laura Puddu. Questa attenzione all’individualità e al benessere è il cuore del progetto: non più camerate da otto letti e lunghi corridoi, ma ambienti pensati per rispondere alle esigenze di ciascuno.

Anche gli spazi comuni saranno ripensati per favorire socializzazione e comfort, distinguendo nettamente le aree giorno dalle zone notte. “Arredi e colori saranno studiati con cura”, aggiunge Puddu, “mobili senza spigoli “vivi”, tonalità rilassanti e materiali adeguati contribuiranno a creare un ambiente sicuro, capace di rispondere alle esigenze di chi ha disturbi del comportamento, come tanti nostri ospiti. Pensiamo a loro, e ci stiamo sforzando di mettere in atto tutte le misure per ridurne i possibili disagi. A questo proposito”, sottolinea, “desidero ringraziare anche tutto il personale per la grande generosità e collaborazione che sta dimostrando in questo momento così particolare”.

Il bar interno gestito dagli ospiti di Cocquio

Una sfida organizzativa senza precedenti
Portare avanti un cantiere così importante senza spostare gli ospiti dalla struttura è una sfida complessa, ma necessaria. “Trasferirli avrebbe comportato disagi ancora maggiori,” sottolinea ancora la direttrice. “Così abbiamo scelto di rimanere qui, anche se questo ha richiesto un grande sforzo da parte di tutti.”

Ogni settimana, si svolgono infatti riunioni tra i responsabili di Sacra Famiglia e l’impresa appaltatrice Omeg, con l’intento di pianificare i lavori e a ridurne l’impatto sugli ospiti. Si presta grande attenzione a rumori, polveri e impalcature, elementi che potrebbero disturbare chi vive nella struttura, specialmente chi è più sensibile ai cambiamenti.

“L’impresa si è distinta per disponibilità e flessibilità”, osserva l’architetto Enrico Branca dell’Ufficio Tecnico di Sacra Famiglia. “Montare, smontare le impalcature e le aree di cantiere a sezioni, e mettere in atto accorgimenti tecnici non consueti per garantire la sicurezza delle persone in struttura, nonostante l’aumento di tempi e costi, è solo un esempio di questa collaborazione. Gli interventi vengono coordinati su più fronti contemporaneamente per rispettare i tempi, con la chiusura del cantiere prevista per dicembre 2025”.

Guardare al futuro
“Stiamo lavorando per creare la nuova casa di Cocquio, non una semplice struttura,” conclude Laura Puddu. “L’obiettivo è chiaro: offrire agli ospiti un luogo dove sentirsi accolti, protetti e valorizzati, un nido sicuro che possa accompagnarli nel loro percorso di vita”.

Sacra Famiglia confida nella comprensione delle famiglie e di tutta la comunità per affrontare i disagi inevitabili di questa trasformazione. Alla fine dei lavori, la sede di Cocquio sarà un luogo dove le persone con disabilità potranno vivere con serenità e dignità, in un ambiente che metta al centro i loro bisogni e il loro benessere.