Pazienti di Sacra Famiglia e detenuti del carcere di Opera: il viaggio riparte
Un incontro sorprendente nel carcere di Opera che dal 2019 dà frutti inaspettati. Quest’anno, detenuti e pazienti psichiatrici si confrontano sul tema del viaggio
Riparte il progetto di Fondazione Sacra Famiglia che, dal 2019, fa incontrare detenuti e persone con disabilità o disagio psichico. Dopo i percorsi degli ultimi due anni, incentrati sui legami e le emozioni, il tema di quest’anno è il “viaggio”, ispirato alla lettura de “Il Piccolo Principe”. I protagonisti sono un gruppo di detenuti che hanno intrapreso un percorso di giustizia riparativa con l’associazione In Opera, e gli ospiti del centro diurno psichiatrico “Il Camaleonte” di Sacra Famiglia.
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L’iniziativa va oltre l’etichetta sbrigativa di un incontro “tra matti e carcerati”, come una lettura intrisa di pregiudizio potrebbe suggerire. “L’obiettivo è ben altro”, spiega la responsabile del Camaleonte, Barbara Migliavacca, “e anche se ambizioso è stato già raggiunto nelle scorse edizioni: superare lo stigma e le diffidenze reciproche e attivare, attraverso la relazione, un percorso di cura e autocura condiviso”.
Le esperienze degli anni passati testimoniano la forza trasformativa di questi incontri. “Siamo prigionieri tutti, noi e loro, ma loro non hanno nessuna colpa”, riflette Bessi, un ex detenuto del carcere di Opera oggi in semilibertà, che ha intrapreso il percorso anni fa. “Sono intrappolati nella loro mente eppure sperimentano una creatività e una libertà di pensiero che mi colpiscono”. Questa percezione rovescia completamente la prospettiva comune: la prigionia non è solo quella fisica, delimitata dalle sbarre, ma anche quella invisibile delle proprie angosce, come conferma Luca, un utente del Camaleonte: “I nostri pensieri ossessivi sono condizionamenti che opprimono più delle sbarre”.
Quest’anno, il tema del viaggio a partire da “Il Piccolo Principe” si preannuncia particolarmente interessante, un viaggio metaforico che promette di condurre all’esplorazione non di pianeti lontani, ma dei mondi interiori di ciascuno. Un percorso per apprendere, come insegna la volpe al principe, che l’essenziale è invisibile agli occhi e che si creano legami autentici solo addomesticandosi a vicenda, ovvero costruendo pazientemente una relazione. Un nuovo capitolo di quella che è stata definita, in un video disponibile sul canale YouTube di Fondazione, una “cura improbabile”, che ancora una volta promette di generare frutti di grande valore umano.
Guarda il video “La cura improbabile” sul progetto carcere di Opera
Fotografie di Roberto Morelli