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Michele è allegro e scherzoso. Gli piacciono tantissimo le feste e il baskin

Michele è allegro e scherzoso. Il suo piatto preferito sono gli spinaci, come Braccio di Ferro, ma il suo personaggio preferito è Topolino!

Michele compirà 23 anni a luglio e dal gennaio 2021 vive nella struttura residenziale che accoglie disabili nella sede di Intra di Sacra Famiglia, con altri 19 compagni.

Michele soffre di una malattia genetica multisistemica rara, la sindrome di Cornelia de Lange e di un’insufficienza mentale. Quando viveva in casa manifestava spesso crisi aggressive di difficile gestione, per questo la famiglia ha dovuto chiedere un aiuto più concreto a Sacra Famiglia.

Oltre due anni fa Michele è arrivato al Centro Diurno di Sacra Famiglia per poi trasferirsi nella Struttura Residenziale per Disabili dove con il gruppo di lavoro, composto da educatori, operatori, infermieri e medici, sta portando avanti un progetto di vita molto importante di rafforzamento delle autonomie, di maggior consapevolezza di sé e di recupero delle relazioni con mamma, papà e fratelli.

Michele adora uscire a fare passeggiate e ama le gite che sta facendo anche grazie al progetto “Vite in prospettiva. Relazioni, autonomia e salute per ripartire insieme” finanziato da FONDAZIONE CRT. Gli piacciono tantissimo le feste e da quando, covid permettendo, sono state ripristinate le attività sportive nella comunità, partecipa sia al baskin (un’innovativa attività sportiva che si ispira al basket, ma con caratteristiche peculiari) sia al GSH dove può praticare diverse attività sportive adattate.

Michele è dispettoso con i suoi compagni, ma anche allegro e scherzoso. Il suo piatto preferito sono gli spinaci, come Braccio di Ferro, ma il suo personaggio preferito è Topolino!

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Sono Luis e amo realizzare marionette colorate al Centro Diurno di Intra

“Sono Luis e amo realizzare marionette colorate” nel Centro Diurno di Sacra Famiglia.

Luis ha 15 anni, vive con la sua mamma sul Lago Maggiore e a gennaio del 2021 è arrivato nel nostro Centro Diurno di Intra, a causa di comportamenti problema frequenti e aggressivi.

In questo anno Luis ha lavorato molto con il gruppo di lavoro composto da Teresa, Livia, Cinzia e Pasquale, con cui ha instaurato un bellissimo rapporto. Il suo atteggiamento è migliorato molto sia nella relazione con la mamma, che nel contesto sociale, soprattutto a scuola, dove finalmente è in grado di stare da solo con gli insegnanti, senza la sua mamma, per qualche ora e sempre in maniera più adeguata.

Luis ama realizzare marionette colorate con cui improvvisa storie e brevi dialoghi, è la sua attività preferita al Centro Diurno ed è davvero molto bravo e creativo.

Luis ha inoltre una spiccata predisposizione per i device e la tecnologia. È un nativo digitale e lo si vede dalla sua abilità nel ricercare immagini e districarsi con i tablet. Proprio grazie a questa sua abilità, i suoi educatori, grazie al progetto “Vite in prospettiva. Relazioni, autonomia e salute per ripartire insieme” finanziato da @Fondazione CRT, hanno pensato per lui alcune sessioni di training con schede didattiche, attraverso la piattaforma WordWall, che offre giochi interattivi e attività molto stimolanti. Il tablet ha permesso a Luis di comunicare le proprie esperienze ed emozioni attraverso l’utilizzo della tecnologia.

Il prossimo obiettivo di autonomia che Luis e l’équipe del Centro Diurno si sono posti è di aumentare i tempi di separazione dalla mamma, incrementare e recuperare le autonomie e capacità relazionali perse per via dell’isolamento dovuto al COVID e fare in modo che Luis possa passare sempre più tempo con i suoi coetanei nei contesti di aggregazione quali scuola e centro diurno.

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La storia di Mauro e il suo ritorno alla luce

La storia di Mauro e il suo ritorno alla luce nel Centro Diurno Santa Chiara di Sacra Famiglia.

Mauro ha trascorso un’adolescenza serena, trascorsa tra la scuola e tanti amici, poi un improvviso trauma e una crisi durata due anni. La vita di Mauro sembrava scandita da due soli tempi. Ma per fortuna, dopo Sacra Famiglia, ce n’è stato un altro …

Due anni di buio. Prima, una vita normale tra scuola, oratorio, amici, sport, gite, viaggi… Poi, dopo una giornata sbagliata e un episodio a metà tra il bullismo e la molestia, nella testa di Mauro la luce si spegne. Improvvisamente. «Non è stato più lui. Di colpo, non lo riconoscevo più»: mamma Floriana, 59 anni, ha ancora la voce incrinata quando ricorda quel tunnel durato due lunghi anni.

«Era devastato, violento, si faceva del male … lui che prima era così allegro e solare. Lo psichiatra ci ha spiegato che l’aggressione subita aveva creato una sorta di “black out” nella sua mente, che l’ha portato ad azzerare le esperienze positive di prima e l’autostima che si era costruito. Si è chiuso in casa, ha iniziato a ingrassare … io ho sofferto come se fosse morto. Non mi vergogno a dirlo».

Così un giorno di sette anni fa, anche se con una buona dose di diffidenza e scetticismo, Mauro si ritrova all’ingresso del Centro Diurno per Disabili S. Chiara di Sacra Famiglia a Cesano Boscone.

«Per una settimana intera è rimasto seduto sulla panchina vicino all’entrata del centro diurno, e io con lui», racconta Emilio Garino, 38 anni, l’educatore di riferimento del centro diurno con cui Mauro ha trascorso molto tempo. «Non voleva entrare, non c’era verso. Diceva che qui non ci voleva stare, e punto. È stata una sfida che ha messo alla prova l’intero gruppo di lavoro ma che abbiamo accettato. L’arrivo di un ospite “impegnativo” porta a riorganizzare tutto e a rimetterci in discussione… e non è detto che sia un male, anzi». Così Emilio e i colleghi iniziano a lavorare sulla fiducia, per fargli capire che questa volta «nessuno voleva fregarlo».

Piccole tappe, piccoli traguardi. Due passi nell’atrio, mezz’ora nella prima stanza, un’altra mezz’ora seduto sulla sedia, un “ciao” detto ai compagni del centro diurno con cui, i primi tempi, aveva deciso di non parlare. «Odiava sentirsi dire di fare il bravo», ricorda Emilio, «aveva stabilito un certo confine tra sé e gli altri, e nessuno doveva superarlo. Poi piano piano… abbiamo trovato la chiave». Una chiave che, nel caso di Mauro, è stata la stima.

Sei qui non per ricevere ordini, ma per fare una strada che decidiamo insieme di percorrere. «Ha iniziato a sciogliersi quando ha capito che sapeva fare tante cose, che non era un peso, ma un aiuto. Gli dicevamo: vai in falegnameria a dare una mano all’istruttore che ha bisogno di te. Spiega come funziona il computer ai tuoi compagni. Andiamo in biblioteca a noleggiare un film così lo fai vedere ai tuoi… Si è aperto uno spiraglio».

«Sacra Famiglia l’ha preso nel punto più basso», sottolinea la mamma, «cucendogli addosso un progetto che ha compreso le sue caratteristiche, come la testardaggine, senza calcolare i tempi di risposta. Hanno saputo aspettare. Lui si è sentito compreso nella sua fragilità e ha ricominciato a pensare di potercela fare. Che qualcosa di buono per lui sia ancora possibile».

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