AUTISMO. UN POMERIGGIO AL COUNSELING
AUTISMO. UN POMERIGGIO NEGLI AMBULATORI DI SACRA FAMIGLIA
Mikael, Manfredi, Nicholas. Storie diverse, un unico obiettivo: crescere e imparare abilità utili alla vita. Il Counseling per l’autismo di Sacra Famiglia li accompagna nel percorso, con un metodo efficace in dialogo costante con scuola e famiglia.
Oggi siamo nella nuova sede del Counseling per l’autismo di Sacra Famiglia a due passi dalla Stazione Centrale. Qui sono attivi dopo una lunga e accurata preparazione, gli ambulatori per l’autismo che prenderanno in carico diversi bambini e ragazzi con diagnosi di sindrome dello spettro autistico, per iniziare con loro un percorso personalizzato di abilitazione insieme alla famiglia, alla scuola e a tutto il loro ambiente di vita.
Tre brillanti operatrici, due psicologhe e una pedagogista, oggi accoglieranno tre utenti utilizzando il metodo ampiamente sperimentato di Sacra Famiglia, che punta a dotare ogni persona con lo spettro autistico di tutti gli strumenti necessari per affrontare la vita nel modo migliore possibile. «Una delle difficoltà di un ragazzo con autismo è provare empatia», spiega la dottoressa Christel Lorusso, psicologa, dopo aver visto il video con Manfredi, 14 anni, con sindrome di Asperger. «Per questo imparare, identificare e decodificare le emozioni è fondamentale».
Nella stanza adiacente, intanto, c’è anche Mikael, 9 anni, nato da genitori dello Sri Lanka, che adora costruire case con il lego e viene aiutato dalla pedagogista Roberta Maria Luzzi a riconoscere a quale categoria appartengono le immagini riprodotte su tessere iconiche. Piccoli, importanti traguardi, nell’ambito di un lavoro costante che questi ragazzi affrontano con impegno e voglia di mettersi in gioco. In questo ambulatorio lavoriamo tanto per rispondere a un bisogno che cresce», spiega la dottoressa Lara Cazzanti, psicologa e Clinical manager della sede. «Tutti i minori che arrivano qui hanno una diagnosi di autismo e hanno incontrato in precedenza la responsabile del Servizio Counseling di Sacra Famiglia, Paola Ferrazzi, che insieme a un altro psicologo ne raccoglie la storia, in dialogo con la famiglia. Qui si svolge la valutazione vera e propria, nel corso di 5 incontri, che servono a verificare le abilità del bambino e a stabilire obiettivi da raggiungere attraverso un lavoro su misura per ciascuno, con un training individualizzato. Non ci sono standard uguali per tutti, se non quelli che definiscono la qualità del nostro operato». Caratteristica dell’approccio di Sacra Famiglia è, infatti, la presa in carico globale della persona con interventi che puntano ad abilitare, non solo nel contesto ambulatoriale, ma in ogni ambito di vita. Per questo i percorsi seguono una logica di rete e comprendono interventi al domicilio, consulenze e colloqui con la famiglia, e un continuo raccordo con le insegnanti nella scuola frequentata dal bambino.


Ecco il piccolo Nicholas, 7 anni, il terzo utente di oggi. Il suo arrivo nell’ambulatorio di counseling si sente dal fondo del corridoio: un sorriso che non finisce più. Tre ragazzi, età diverse e storie diverse, punti di partenza unici ma un obiettivo comune: essere accompagnati verso la realizzazione di sé, verso una vita che sia il più possibile come quella di tutti gli altri. Perché si sa che da soli è tutto più faticoso, se non impossibile.
«Quando ho notato che Nicholas si comportava in modo strano non riuscivo a capirlo», racconta mamma Daisy, originaria del Perù. «Pensavo che i suoi accessi di rabbia fossero capricci, che si isolasse perché dovevo spesso affidarlo ad altri per lavorare. Poi mi sono fatta aiutare dalle terapiste e ho imparato ad avere le giuste reazioni, a calmarlo, a non farmi prendere dallo sconforto. E anche lui adesso è sereno». Un’esperienza simile a quella di mamma Simona, origine siciliana e colori normanni, in onore dei quali ha chiamato il figlio Manfredi, che definisce «fuori dagli schemi, molto intelligente, con interessi particolari». Bravissimo a scuola (è al primo anno di Liceo Artistico), al rap preferisce classici pop come Brian Adams e Laura Pausini, non gli piace il calcio ma adora il teatro. Insomma, un adolescente unico, con tante potenzialità. Con lui, il percorso cambia ancora: si lavora per sviluppare le abilità sociali. «Fin da piccolo preferiva la compagnia degli adulti a quella dei coetanei», continua Simona, «e ha qualche difficoltà a fare amicizia. Ha bisogno di imparare alcune pratiche quotidiane, come fare il letto e cucinare, e il valore dei soldi: per lui non contano, non hanno significato. Fa parte della sua singolarità». Per questo gli operatori di Sacra Famiglia, come per Mika e Nicholas, contatteranno presto gli insegnanti e parleranno con loro, fedeli al metodo Counseling. Il tempo è finito, è ora di andare via. Uscendo, Manfredi accetta di fare una foto con la mamma (tanta roba per un 14enne!), e lei lo guarda orgogliosa. «Comunque», sottolinea Simona prima di andare a casa, «io scelgo ancora mio figlio. Lo scriva: io scelgo lui, così com’è».
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