I risultati raggiunti da chi pratica questo modello, già oggetto di due pubblicazioni scientifiche, sono stati presentati a un convegno in collaborazione con UISP

Dopo la pubblicazione nazionale e quella internazionale dello studio di Sacra Famiglia sui benefici raggiunti da chi pratica l’APA (attività fisica adattata), ecco che il grande network dello sport, l’UISP (Unione Italiana Sport Per Tutti), si è interessato ai nostri risultati. 

Sabato 20 settembre 2025 si è tenuto alla Casa del Volontariato di Carpi il convegno “In movimento verso il benessere”, organizzato dalla società cooperativa Anziani e Non Solo (ANS) in collaborazione con UISP, associazione di promozione sportiva e sociale a cui sono iscritti più di un milione di soci e 13.000 associazioni e società sportive. All’evento è stata invitata come relatrice la dottoressa Iride Ghezzi, Responsabile del servizio Salute in Movimento, tra gli autori dello studio. Uno studio firmato anche dal dottor Gianluca Giardini, Direttore dei Servizi Sanitari di Sacra Famiglia e da un team multidisciplinare.     

Il focus del convegno è stato l’importanza dell’attività motoria nell’invecchiamento attivo delle persone con disabilità intellettiva. E Iride Ghezzi ha presentato il metodo “APA-modulare”, che Sacra Famiglia utilizza da anni con successo.

Iride Ghezzi, Responsabile del servizio Salute in Movimento.«È un approccio personalizzato e adattato che permette di far svolgere attività fisica a persone di ogni età con disabilità multifunzionali e intellettive», spiega Ghezzi. Il metodo è strutturato in sei fasi sequenziali (Reception, Start, Work Load, Recovery, Relax e Greeting) che sono progettate per accompagnare la persona in modo graduale e inclusivo, rispettando i suoi tempi, i bisogni e le potenzialità. Le attività sono poi articolate in tre ambiti fondamentali: fisico, mentale e sociale. Ogni seduta viene adattata in base al livello cognitivo, motorio e relazionale. Il metodo “APA-modulare”, frutto di un lavoro interdisciplinare, permette all’utente di vivere il movimento come un’esperienza positiva, strutturata e benefica nel tempo, che migliora la mobilità, l’autonomia e il benessere.

«Oltre 200 persone con disabilità intellettiva, relazionale e psichiatrica, seguite per un anno con un programma personalizzato di APA, hanno mostrato miglioramenti oggettivi nella mobilità e nella qualità della vita», aggiunge Iride Ghezzi, riferendosi ai dati più interessanti contenuti nello studio apparso sulla rivista internazionale Sport Science for Health. E prosegue: «Non è stato registrato nessun peggioramento e ci sono stati miglioramenti anche tra i soggetti con disabilità grave».   

Ma perché è così efficace questo metodo? «L’APA migliora le funzioni motorie di base: la forza, l’equilibrio e la coordinazione», spiega Ghezzi, «riduce la sedentarietà e ha un impatto positivo sulle autonomie quotidiane. Favorisce l’aumento dell’interazione sociale, della motivazione personale ed è efficace per quanto riguarda la stimolazione cognitiva e il rallentamento del deterioramento. In generale, aiuta a migliorare la qualità della vita».

I miglioramenti vengono rilevati attraverso una serie di test validati e adattati alla disabilità, che vengono effettuati prima dell’intervento motorio e ripetuti dopo 3 o 6 mesi per valutare l’efficacia del programma proposto e personalizzarne l’evoluzione.

E sulla frequenza con la quale bisognerebbe praticare l’APA, Iride Ghezzi è molto chiara: «Le linee guida dell’OMS raccomandano almeno 150-300 minuti settimanali di attività fisica moderata per tutti, con almeno due sezioni di rinforzo muscolare a settimana. Nei soggetti con disabilità intellettiva, adulti e anziani, anche un’attività minima, ma regolare, come una seduta settimanale di 75 minuti, può generare miglioramenti significativi, soprattutto nei soggetti più sedentari».

Scopri di più sullo studio.